Storie di donne coraggiose, che fanno la differenza, anche nel secondo giorno della Festa del Cinema di Roma. Dopo il film di apertura “C’è ancora domani”, ritratti femminili forti e incisivi ricorrono nel poliziesco “Diabolik. Chi sei?” e nel survival movie “The End We Start From”. Nello specifico, con “Diabolik. Chi sei?” i Manetti bros. completano la loro trilogia omaggio al fumetto cult delle sorelle Giussani, esplorando lo sfondo socioculturale dell’Italia anni ’70 e al contempo andando a caccia delle radici identitarie del ladro. Un racconto dove a trainare la scena sono i due personaggi femminili Eva Kant e Altea, rispettivamente Miriam Leone e Monica Bellucci. Nel cast anche Giacomo Gianniotti, Valerio Mastandrea e Lorenzo Zurzolo. Un divertissement poliziesco per un pubblico di appassionati. Ancora, ci parla di un domani neanche troppo distopico “The End We Start From”. È l’opera prima di Mahalia Belo, dal romanzo di Megan Hunter, che racconta le fatiche di una neomamma in una Londra assalita da piogge fuori controllo; un disastro climatico che fa saltare sistema e regole sociali, generando incertezza e violenze. Il film poggia sulla coinvolgente prova di Jodie Comer. Il punto Cnvf-Sir.
“Diabolik. Chi sei?”
I fratelli Antonio e Marco Manetti, in arte Manetti bros., completano la loro trilogia dedicata ai fumetti cult “Diabolik” delle sorelle milanesi Angela e Luciana Giussani. L’avventura traspositiva del re del terrore è iniziata nel 2021 con “Diabolik” (protagonista Luca Marinelli), tratteggiandone la figura e il legame con Eva Kant; l’anno successivo è arrivato “Diabolik. Ginko all’attacco!”, dove la prospettiva narrativa è quella dell’ispettore Ginko (e a indossare la maschera del ladro è Giacomo Gianniotti). Ora con “Diabolik. Chi sei?” l’attenzione è rivolta al passato di Diabolik, alla sua infanzia e alla formazione al crimine. A firmare il copione sono i Manetti bros. e Michelangelo La Neve. Il film sarà nelle sale dal 30.11 con 01 Distribution.
La storia. A Clerville, Diabolik ed Eva Kant stanno progettando il loro prossimo colpo, un furto di preziosi in una banca. Tutto è studiato al millimetro, ma qualcosa all’ultimo va storto: una banda di criminali fa irruzione contestualmente e ruba ogni cosa. Diabolik ed Eva Kant non si rassegnano e si mettono sulle tracce dei rapinatori, ma lo stesso fa anche l’ispettore Ginko…
“Dopo due film – raccontano i registi – e qualche anno di completa dedizione al nostro antieroe preferito, abbiamo pensato che fosse arrivato il momento di prendere il toro per le corna e di far diventare un film il mitico albo del ’68. […] Abbiamo cercato, ancora una volta, di essere fedeli al lavoro delle sorelle milanesi, cercando semplicemente di trasferire al cinema la suggestione dalla pagina disegnata. ‘Semplice’ non vuol dire ‘facile’, ma questo è l’obbiettivo che ci siamo prefissati”. I due autori romani, che hanno trovato grande popolarità con titoli come “Song’e Napule” (2013) e “Ammore e malavita” (2017), completano ora il loro viaggio narrativo nelle pagine dei fumetti delle sorelle Giussani tratteggiando a tuttotondo il personaggio di Diabolik. Oltre al lungo flashback sugli anni giovanili (dove a vestire i panni del giovane ladro è Lorenzo Zurzolo), il film si radica nel decennio ’70, che rivive con abiti, scenografie ma anche ritmo e stile di racconto.
Al di là della polarizzazione tra crimine e giustizia, tra Diabolik e Ginko, a occupare la scena sono le figure femminili: Eva Kant, partner professionale e sentimentale di Diabolik, e Altea, nobildonna amata da Ginko. A loro spetta ristabilire il controllo dell’azione, laddove i due uomini finiscono in un pericoloso stallo vittime della loro impulsività. Chi invece ribadisce lucidità sono proprio le due protagoniste, affidate al fascino di Miriam Leone e Monica Bellucci. Nell’insieme “Diabolik. Chi sei?” risulta un’opera grintosa e ben curata, sorretta da un’evidente passione da parte dei Manetti bros.; il film è un thriller poliziesco dai riverberi ironici arricchito di citazioni cinematografiche e camei ben cesellati (tra cui Max Gazzè, Carolina Crescentini, Paolo Calabresi e Barbara Bouchet). Un’opera che si gioca tra tensione ed evasione, adatta soprattutto agli amanti dei fumetti delle Giussani, capaci di coglierne retroterra e riferimenti. Consigliabile, problematico.
“The End We Start From”
Dopo alcune miniserie, la regista britannica Mahalia Belo dirige il suo primo lungometraggio cinematografico. È “The End We Start From”, adattamento dell’omonimo romanzo di Megan Hunter del 2017. A produrre l’opera, targata Bbc, sono Benedict Cumberbatch e Jodie Comer. Dopo la prima al Toronto Film Festival, alla Festa di Roma passa in cartellone nella sezione Grand Public.
La storia. Londra oggi. Una donna incinta, prossima al parto, è sola in casa mentre fuori batte una pioggia infernale. L’acqua non smette di cadere, al punto da allagare ogni strada e abitazione. In questo scenario fosco la giovane madre dà alla luce il suo bambino, Zeb. Lei e il compagno, una volta riuniti, provano a trovare riparo fuori dalla città, ma ovunque si dirigano incontrano allagamenti, mancanza di viveri e sfoghi di violenza…
Non è propriamente un film distopico, su un domani lontano. I cambiamenti climatici cui assistiamo oggigiorno appaiono infatti molto vicini allo scenario in cui si snoda la storia raccontata da “The End We Start From”. L’opera corre veloce tra road movie e survival movie; in verità oltre all’avventuroso e disperante viaggio per la salvezza, il racconto si fa anche introspettivo, percorrendo i tornanti dell’animo della protagonista, tra traumi del passato e sfide del suo immediato presente: custodire la creatura che ha appena messo al mondo e tenere unita la propria famiglia. Un film che dalle premesse potrebbe apparire fosco, respingente, in verità coinvolge con grande intensità per il ritratto di questa giovane madre in balia di un mondo che perde le ascisse e ordinate, in cui le regole sociali saltano. Questa donna cerca di rimanere ancorata a terra, aggrappandosi a una speranza di futuro possibile. Oltre ai toni lividi, necessari per la contestualizzazione realistica della storia, il film regala qua e là anche lampi luminosi, pagine segnate da una certa eleganza visiva. “The End We Start From” ci mostra la storia di una donna, di più donne, che provano ad arginare la disperazione di un mondo che si è capovolto improvvisamente. Come in un contesto bellico, le donne pragmaticamente portano avanti la società che ha smarrito la bussola, in attesa di tempi migliori. Gli uomini appaiono più fragili oppure latitano del tutto. La prova interpretativa di Jodie Comer – attrice vista e apprezzata nelle serie “Doctor Foster”, “Killing Eve” e nel film “The Last Duel” (2021) – è notevole, di grande intensità, convincente soprattutto per come lavora a livello espressivo e introspettivo. Ottime poi le interpretazioni di Joel Fry, Katherine Waterston, Gina McKee, Mark Strong e Benedict Cumberbatch. “The End We Start From” è un film intenso, dolente, da non relegare solo nel confine del film di genere, perché capace di offrire suggestioni interessanti sul nostro presente. Complesso, problematico, per dibattiti.