Sogg.: Liberamente tratto dal libro "Bangkwang" di Fabrizio Paladini - Scenegg.: Tonino Valeri, Enzo Gallo - Fotogr.: (Panoramica/a colori) Sergio D'Offizi - Mus.: Fabrizio Siciliano - Montagg.: Antonio Siciliano - Dur.: 104' - Produz.: Metropolis film
Interpreti e ruoli
Marco Leonardi (Angelo Ungarelli), Fred Murray Abraham (Belisario), Giancarlo Giannini (avvocato Ortega), Mirca Viola (Michela Montini), Alessandro Zamattio (Luciano), Rolando Ravello (Piero), Federico Pacifici (Mario), Darly Kwan, Giancarlo Cosentino, Mark C.Wong, Marco Di Stefano, Carlo Kumada, Eljana Nikolova Popova, Emanuele Carucci Viterbi.
Soggetto
Giovane disoccupato, Angelo si vede offrire da un amico una vacanza pagata in Thailandia in cambio di un reportage da fare sugli alberghi di quel paese per conto di una finanziaria italiana. Sul posto, i due lavoro secondo programma. Ma, allaereoporto per il rientro, gli agenti trovano nel-la videocamera di Angelo un grosso quantitativo di eroina. Accusato di spac-cio di droga e arrestato, Angelo viene condannato a 16 anni di detenzione. Angelo è in cella con altri otto detenuti, e la vita è al limite del tollerabile, fatta di violenza, corruzione, soprusi. Il viscido e corrotto avvocato Ortega, che ben si muove tra polizia e detenuti, promette ad Angelo di interessarsi del suo caso, gli fa intravedere una positiva soluzione e intanto chiede anche a lui, come a tutti gli altri, di farsi inviare dai parenti ingenti somme di dena-ro. Più concreto è invece linteressamento di Michela, funzionaria dellamba-sciata italiana a Bangkok, che riesce ad ottenere una diminuzione della pena. Trascinato dagli altri, Angelo tenta la fuga, viene ripreso. Sei mesi dopo, il tenente del carcere viene messo sotto accusa. Angelo è di nuovo processato e condannato allergastolo, Cinque anni dopo, viene scarcerato per intervento del governo italiano.
Valutazione Pastorale
per quanto ispirato ad autentici fatti di cronaca, il film è di modesta realizzazione, prevedibile sul piano drammaturgico, lento su quello narrativo, banale nel disegno di certi personaggi. La denuncia dei disumani metodi in atto nelle carceri thailandesi rimane tutta superficiale, la violenza che presenta la storia è spesso più enfatizzata che veramente reali-stica. Dal punto di vista pastorale, resta il ritratto pulito e ingenuo del prota-gonista caduto in giochi più grandi di lui, ma anche la certezza che si tratti di unoccasione mancata per parlare di problemi veri e gravissimi.
Utilizzazione: il tono del film è, come detto, poco spettacolare e poco coin-volgente, ed è quindi difficile da utilizzare in programmazione ordinaria. Potrebbe servire da pretesto, per introdurre la riflessione su metodi carcerari, droga e carcere, livelli di democrazia nellestremo oriente.