Sogg.: Dal libro "Il figlio di Bakunin" di Sergio Atzeni - Scenegg.: Gianfranco Cabiddu - Fotogr.:(Panoramica/a colori) Massimo Pau - Mus.: Franco Piersanti - Montagg.: Enzo Meniconi - Dur.: 95' - Produz.: Sciarlò
Interpreti e ruoli
Fausto Siddi (Tullio Saba), Renato Carpentieri (Antoni Saba), Laura Del Sol (donna Margherita), Massimo Bonetti (Giacomo Serra), Clau-dio Botosso (Ulisse), Luigi Burruano (ingegnere Corbo), Francesca Antonel-li (Angelina), Paolo Bonacelli, Paolo Maria Scalondro, Claudia Fiorentini, Simona Cavallari, Alberto Sanna, Siro Pau, Tottoi Medas.
Soggetto
In Sardegna, alla fine degli anni Trenta, Antoni Saba, proprietario di una calzoleria in un paesino di minatori, vive con spirito libertario e indi-pendente, al punto di avere ricevuto da tutti il soprannome di Bakunin. Tullio Saba diventa quindi, per quanti lo conoscono, il figlio di Bakunin. Dagli anni trenta alla fine degli anni Cinquanta, Tullio, cresciuto e diventato uomo, intreccia la propria storia con quella dell'isola, la guerra, il difficile dopo-guerra, le lotte sociali, la ricostruzione, i problemi legati allo sviluppo e alla modernizzazione della terra, del lavoro, della vita familiare. Si susseguono, tra una ricostruzione e l'altra di vari episodi, le testimonianze di chi l'ha conosciuto, di chi l'ha amato, di chi ne ha avuto paura. Chi era Tullio in realtà? Un capopopolo, un opportunista, un idealista, un traditore, un eroe? Quando Tullio muore, lascia un figlio, che oggi, a sua volta cresciuto, è tor-nato in quei luoghi per ricostruire la vita di un padre che non ha mai cono-sciuto di persona e che cerca di scoprire, facendo parlare uomini e donne, amici e nemici.
Valutazione Pastorale
il personaggio su cui il figlio indaga, Tullio Saba, è inventato, mentre aderenti alla realtà sono gli episodi che si trova ad attraver-sare. Un protagonista frutto di fantasia serve così a delineare uno spaccato della società sarda tra fascismo, dopoguerra e anni di ricostruzione. Ma l'af-fresco solo in parte riesce ad avere i giusti toni di realismo e di asciuttezza. Per lo più il film risulta lento, insistito, ripetitivo, con episodi troppo enfatiz-zati, con una drammaturgia vecchia e prevedibile. Il protagonista è disegnato con molta approssimazione, e nell'intenzione di farne un eroe a servizio dei più deboli spunta un po' di facile demagogia. Nel complesso il film rimane un'occasione mancata anche dal punto di vista pastorale, per l'assoluta ina-deguatezza nel mettere a fuoco la sostanza di persone e situazioni e per il fat-to di concedersi sporadiche, inutili scabrosità.
Utilizzazione: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, con attenzione per la presenza dei minori e ricordando i limiti sopra evidenziati. In contesti più mirati, sia pure nella modestia complessiva della realizzazio-ne, il film può servire ad aprire una riflessione su una zona, la Sardegna, tut-tora poco esplorata dal cinema italiano.