LE PERSONE NORMALI NON HANNO NIENTE DI ECCEZIONALE

Valutazione
Discutibile, Problematico, Dibattiti
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Laurence Ferreira-Barbosa
Durata
103'
Anno di uscita
1996
Nazionalità
Francia
Titolo Originale
LES GENS NORMEAUX N'ONT RIEN D'EXCEPTIONNEL
Distribuzione
Playbill Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Laurece Fer
Musiche
Cesaria Evora, Cuco Valoy, Melvil Poupaud
Montaggio
Emmanuelle Castrò

Sogg. e Scenegg.: Laurece Fer-reira- Barbosa, Berroyer, Santiago Amigorena, Cedric Kahn - Fotogr.: (panoramica/a colori) Antoine Heberle - Mus.: Cesaria Evora, Cuco Valoy, Melvil Poupaud - Montagg.: Emmanuelle Castrò - Dur.: 103' - Produz.: Gemini Films, B.V.F., B.C. Films

Interpreti e ruoli

Valeria Bruni Tedeschi (Martine), Melvil Poupaud (Germain), Marc Citti (Pierre), Claire Laroche (Anne), Frederic Diefenthal (Jean), Serge Hazanavicius (François), Marianne Groves (Muriel), Sandrine Kiberlan, Ber-royer, Francis Bouc, Philippe Costa, Manuela Gourary, Yvonne Kerouedan, Mimolette

Soggetto

La giovane Martine, dopo avere rotto la sua relazione con François, non riesce a trovare un valido equilibrio esistenziale. In un inciden-te batte la testa, sembra aver perso la memoria, e viene trasportata in un ospedale psichiatrico. Qui rimane, anche quando non ci sono più motivi di necessità, per prendersi un periodo di riposo e cercare di instaurare rapporti proficui con alcuni pazienti labili di mente che invece gradiscono poco la sua presenza. Questo rifiuto acuisce la rabbia di Martine, che non esita a scon-volgere la vita regolata dell'ospedale, portando fuori i pazienti a contatto con la realtà esterna. In alcune occasioni, la ragazza cerca di ricostruire il proprio passato, di recuperare il rapporto con François, ma anche le occasionali e affrettate visite del padre non contribuiscono a farla migliorare. Recuperare una dimensione di consapevolezza per lei non è più possibile.

Valutazione Pastorale

E' il tentativo di tracciare il ritratto di una ragazza disadattata nella convulsa società di oggi. L'argomento è serio e importante, soprattutto perché mette di fronte le due parti, i "normali" da un lato e i "pazzi" dall'altro, e a poco a poco le confonde e le sovrappone in uno scam-bio di identità dove la vera follia è quella della vita quotidiana e i matti sono coloro che invece sono più vicini alla verità. Il racconto mette a fuoco gli argomenti ma li svolge senza un autentico sviluppo drammatico, la storia è più detta che vissuta, i problemi sono poco approfonditi, il tono si muove incerto tra il realistico e il metaforico. Dal punto di vista pastorale, va sottoli-neata l'assenza di una autentica e sofferta dimensione del dolore, che rende il film in molti momenti velleitario, anche se originale nell'impostazione di base.
Utilizzazione: La validità del film va rintracciata soprattutto sul piano etico-sociale, e la sua utilizzazione è quindi molto più giusta in sede di dibattito e riflessione che non in una programmazione ordinaria o festiva. Il film serve per aprire un confronto di idee su malattia e società, giovane e malattia, strut-ture ospedaliere, malati di mente e famiglia, e altri temi ancora.

Le altre valutazioni

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