Sogg. e Scenegg.: Ron Clements, John Musker, Ted Elliott, Terry Rossio - Fotogr.: (panoramica/a colori) Don Paul - Mus.: Alan Menken - Montagg.: H. Lee Peterson - Dur.: 90' - Produz.: John Musker, Ron Clements
Soggetto
Aladdin è un giovane intraprendente che sogna di fuggire da una misera esistenza per sposare la principessa Jasmine, figlia del Sultano del mitico regno di Agrabah. Per impadronirsi del potere, è alla stessa fanciulla che mira Jafar, arcigno ed infimo Vizir del Sultano, il quale però vuole anche possedere una meravigliosa lampada. Essa è ben protetta nelle viscere di una terrificante caverna e ad Aladdin, accompagnato dalla scimmietta Abù, viene dato lincarico del ritrovamento. Vittorioso nellimpresa, Aladdin scopre che nella lampada è prigioniero un Genio che, liberato, si trasforma in mille modi, diventando il talentoso consigliere del giovane, cui è concesso di esprimere tre desideri. Jafar è adirato con Aladdin perché questi si è trasformato in un ricco principe ed è pertanto candidato alle nozze con la principessa. Ma Jasmine non riconoscendolo lo rifiuta: in realtà essa è da tempo innamorata del giovane povero Aladdin incontrato un giorno tra le misere bancarelle di Agrabah. Non resta ad Aladdin che dare alla fanciulla le prove delle sua qualità, liberando il regno dello strapotere di Jafar e del fido pappagallo Jago, con laiuto sia del Genio, sia di un tappeto magico. Dopo la sconfitta e la scomparsa del Vizir, Aladdin sposa Jasmine e dà al Genio, suo protettore, la libertà agognata.
Valutazione Pastorale
è il trionfo della grafica computerizzata: la costosa impresa stupisce, ma non incanta, malgrado i ritmi quasi sempre scatenati. Paradossalmente Aladdin e Jasmine non sono il perno delle situazioni: due personaggi piatti nell'animazione, ma anche nella loro essenza "umana". Sembrano poco più che due comprimari, mentre al centro operano il Genio e il tappeto delle Mille e una notte: iperbolico e pirotecnico il primo, che si gonfia e si frantuma in caleidoscopiche metamorfosi, con soluzioni visive senza altro divertenti; elegante e un pò più raffinato il secondo, una sorta di mimo dalle movenze sinuose ed umoristiche. Gli altri sono stereotipi, personaggi di una certa elementarità. Lo spettacolo è composito, quasi un musical, molto lontano dal clima favolistico disneyano e, a ben vedere, un pò scarso sotto il profilo creativo. Le canzoni (di Alan Menken) si rifanno allo stile anni '50. Corposa e divertente la dizione di Gigi Proietti, che dà voce al Genio.