Sogg. e Scenegg.: Cuca Canals, Juan José Bigas Luna - Fotogr.: (scope/a colori) José Luis Alcaine - Mus.: Nicola Piovani - Montagg.: Carmen Frias - Dur.: 88' - Coproduz.: Lola Films, Barcelona - Cartel, Madrid - Hugo Films, Paris - Vietato ai minori degli anni quattordici
Interpreti e ruoli
Mathilda May (Estrellita), Gerard Darmon (Maurice), Miguel Poveda (Miquel), Genis Sanchez (Stallone), Biel Duran (Tete), Abel Folk (Il padre di Tete), Laura Mañà (La madre di Tete), Xus Estruch, Victoria Lepori, Jane Harvey, Xavier Masse
Soggetto
il ragazzino catalano Tete ha due crucci: come "anxaneta" (punta estrema del "castel", la piramide umana del folklore locale), di non riuscire mai a raggiungere la sommità della suggestiva costruzione vivente; come fratello maggiore, di vedersi spodestato dal neonato che polarizza l'attenzione ed il seno della mamma. L'ossessione per questa edipica forma anatomica porta il piccolo a circuire la ballerina francese di un circo, Estrellita, di cui ha scorto lo splendido attributo che lo ossessiona e che vorrebbe possedere in esclusiva. La donna, commossa dal suo edipico ardore, e dal regalo della sua rana, lo inonda col suo latte. Ma Tete deve rivaleggiare con Miquel, un acerbo elettricista, cantore di flamenco, che prova la scossa quando sfiora la donna e la corteggia cantandole coplas appassionate. Tra i due rivali c'è l'incomodo del marito, l'artista petomane francese Maurice la cui abilità amatoria non è pari a quella rumoristica. Quando l'amico del cuore di Miquel, Stallone, un gigante tonto, cade da un ponte con la sua moto e muore, Estrellita, che è ossessionata dall'odore dei piedi e dalle lacrime altrui, non resiste né alle lacrime per l'amico defunto del giovane né all'afrore che promana dalle sue estremità inferiori, e finisce per cedergli, nonostante l'opposizione vana di Maurice che è costretto a seppellire nella sabbia la baguette con cui è ridotto a celebrare gli ultimi sprazzi d'erotismo con Estrellita. Mentre Tete, riuscito finalmente a scalare il "castel", ha una visione in cui sia Estrellita che la madre lo allattano, Miquel partecipa, vestito da angelo, allo show con Estrellita e Maurice, divenendo in pratica il cicisbeo ufficiale della donna.
Valutazione Pastorale
le tre fasi dell'amore e la conflittualità tra gli aspetti infantile, adolescente e senile che lo caratterizzano, vengono esemplificate in contemporanea da un trio di personaggi che ruotano attorno al fascino dell'eterno femminino, simboleggiato da Mathilda May, qui sicuramente in carattere col personaggio richiestole dal regista. Anche il piccolo Tete recita con fresca spontaneità, ed i flamenco cantati dall'appassionato Miquel non mancano di fascino. Un po' meno fascinose sono le flatulenti imprese di Maurice, peraltro ben disegnato dall'ottimo Gerard Darmon. La costruzione del "castel", soprattutto nella sequenza iniziale, con queste casacche bianche e rosse inerpicate verso il cielo, è di grande suggestione visiva. Tutto però è calato in un contesto che non si può che respingere decisamente. Petomanie e scene erotiche, turpiloquio e sgradevolezze olfattive e auditive non mancano di certo per non smentire la fama acquisita dal regista catalano e rendono certamente il film inaccettabile.