JEFFERSON IN PARIS *

Valutazione
Discutibile, Realistico
Tematica
Storia
Genere
Storico
Regia
James Ivory
Durata
136'
Anno di uscita
1995
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
JEFFERSON IN PARIS
Distribuzione
Mediaset
Soggetto e Sceneggiatura
Ruth Prawer Jhabvala
Musiche
Richard Robbins
Montaggio
Andrew Marcus, Isabel Lorente

Sogg. e Scenegg.: Ruth Prawer Jhabvala - Fotogr.: (normale/a colori) Pierre Lhomme - Mus.: Richard Robbins - Montagg.: Andrew Marcus, Isabel Lorente - Dur.: 136' - Produz.: Ismail Merchant

Interpreti e ruoli

Nick Nolte (Thomas Jefferson), Thandie Newton (Sally Hemings), Greta Scacchi (Maria Cosway), Gwyneth Paltrow (Patsy), Seth Gilliam (James Hemings), Michael Lonsdale (Re Luigi XVI), Simon Callow (Richard Cosway), Jean-Pierre Aumont, James Earl Jones, Nancy Marchand, Charlotte De Turckheim, Lambert Wilson, Tim Choate

Soggetto

il quarantunenne Thomas Jefferson nominato dal governo degli Stati Uniti ambasciatore a Parigi vi si trasferisce dalla residenza di Monticello in Virginia nel 1785, dopo la morte della moglie cui ha giurato eterna fedeltà. Porta con sé la figlia maggiore Patsy, un segretario e lo schiavo mulatto James Hemings. E' bene accetto dalla nobiltà parigina e suscita interesse nelle dame d'alto rango, segnatamente nell'italiana Maria, coniugata a Richard Cosway, un facoltoso pittore inglese, che la trascura. Collocata la figlia riluttante in un convento adibito all'educazione di fanciulle nobili, partecipa, riverito e ammirato, alla vita fastosa e frivola della Corte di Luigi XVI e Maria Antonietta, e s'invaghisce dell'avvenente Maria Cosway, che lo ricambia. Quando gli giunge notizia della morte dell'ultima nata, costata la vita alla moglie, Jefferson si ritiene affrancato dalla sua promessa di eterna fedeltà e propone a Maria di trasferirsi con lui in America, quando vi ritornerà: ma costei si allontana improvvisamente per seguire il marito a Londra. Jefferson intende riunire, frattanto, a Parigi l'intera famiglia: va a riprendersi Patsy dal convento, incurante del suo proposito di monacarsi, e fa venire dall'America la figlia minore Polly, accompagnata dalla quindicenne schiava Sally, sorella di James, il quale, sotto la spinta delle rivendicazioni rivoluzionarie, ha ottenuto dal padrone di essere retribuito per il lavoro che compie. Quando Maria Cosway ritorna a Parigi le nasce qualche dubbio di non poter adattarsi alla cultura americana, che ancora tollera la schiavitù (anche per certi tratti confidenziali in cui sorprende Thomas nei confronti di Sally) e finisce per interrompere la propria relazione con questi. All'approssimarsi del ritorno di Jefferson in Virginia, James Hemimgs dichiara di voler restare a Parigi, preferendo la libertà: Jefferson s'impegna di concedergliela, giunto in America, insieme alla sorella Sally, da lui messa incinta, e al figlio che le nascerà.

Valutazione Pastorale

apprezzabile per la ricostruzione della Corte, a Parigi, di Luigi XVI (i costumi sfarzosi, la vita frivola e spensierata della nobiltà) il film, a parte le scenografie spettacolari, difetta di rigore nella sceneggiatura e nella regia, tradisce una evidente fragilità nell'impianto, presenta qualche prolissità e un ritmo eccessivamente lento. C'è qualche guizzo d'ironia sull'orgoglio di un'America "paese libero" che convive tranquillamente con la schiavitù, proprio quando la Francia si trova alla vigilia di una rivoluzione. Ma la tragedia incombente viene appena sfiorata e le contraddizioni dell'atletico e aitante Jefferson sono viste con discutibile e abbastanza incosciente indulgenza, come portamenti del tutto naturali. Il conflitto poi fra le due concezioni di libertà non ha sufficiente risalto.

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