Sogg.: tratto dall'omonimo romanzo di Pascal Quignard - Scenegg.: Pascal Quignard, Alain Corneau - Fotogr.: (panoramica/a colori) Yves Angelo - Mus.: Jordi Savall - Montagg.: Marie -Josephe Yoyotte - Dur.: 114' - Produz.: Jean-Louis Livi
Interpreti e ruoli
Gerard Depardieu (Marin Marais adulto), Jean-Pierre Marielle (Signore di Sainte Colombe), Anne Brochet (Madeleine), Guillaume Depardieu (Marin Marais giovane), Caroline Sihol (Signora di Sainte Colombe), Carole Richert (Toinette), Jean-Claude Dreyfus (Abate Mathieu), Violaine Lacroix, Nadege Teron, Myriam Boyer, Yves Gasc, Yves Lambrecht, Michel Bouquet, Jean-Marie Poirier
Soggetto
ormai anziano, Marin Marais, compositore al servizio del re Luigi XIV, ripercorre con la memoria il suo itinerario umano ed artistico, legato alla figura del suo maestro, il signore di Sainte Colombe, originale figura di musicista austero e schivo, appassionato dall'amore per la sua arte, che egli vuole tener lontana dal fasto della corte e dalle false lusinghe della mondanità. Morta la moglie, ricusate le profferte reali di suonare a corte e fattosi costruire un capanno, dove ha delle misteriose apparizioni della consorte, vi si chiude per ore dedicandosi allo studio della viola da gamba, al quale inizia le due figlie, Madeleine e Toinette. L'arrivo del giovane Marin sconvolge Madeleine che se ne innamora a prima vista, mentre l'austero genitore lo tratta con crudezza. E' Madeleine a perorare la causa del giovane invitandolo ad eseguire una propria composizione: inizia così uno strano rapporto con la famiglia Sainte Colombe. Il signore di Sainte Colombe non gli lesina giudizi negativi e spietati, ma cerca di farlo addentrare in una tecnica musicale che superi la manualità da prestigiatore cui il giovane è naturalmente portato; Madeleine d'altro canto gli si concede, fino a restarne incinta. Poi Marais va a corte, chiamato dal re, e Madeleine, dopo un aborto spontaneo, si ammala e deperisce di giorno in giorno. Sentendosi ormai allo stremo, la giovane chiede al padre di suonarle il pezzo composto per lei da Marin, ed egli fa chiamare il musicista, che in un drammatico, rievocativo incontro, le suona il brano, "la rêveuse". Partito Marin, la ragazza si uccide ed il signore di Sainte Colombe si chiude sempre più nel suo dolore. Ma Marais vuole avere in eredità le celebri suite del maestro, e va a trovarlo. Dopo un ultimo, intenso colloquio sull'essenza della musica, l'artista decide di donare all'allievo il libro delle sue composizioni, e suona con lui il brano dedicato alla cara moglie, "les larmes". Infine chiede a Marin di suonargli proprio "la rêveuse", il brano che ha trasportato il compositore, ormai anziano, sull'onda dei ricordi.
Valutazione Pastorale
film formalmente prezioso per la cura delle immagini, per la sceneggiatura e la recitazione, sempre di gran livello, salvo qualche stonatura da parte di Depardieu, forse interprete non ideale per una parte così sottilmente allegorica. Osannato giustamente dalla critica ripropone il confronto, antico quanto il mondo, tra allievo e maestro, tra ragione e cuore, tra ideale e realtà quotidiana. Marais insegue per tutta la vita quello che il vecchio ha già raggiunto, attraverso la continua scuola del dolore: la capacità di esprimere attraverso la musica l'intima realtà dei sentimenti umani (capacità che è facile scambiare con il virtuosismo, col quale invece essa non ha nulla a che fare). Ed infatti il signore di Sainte Colombe ribadisce, nell'ultimo incontro, che essere musicisti non significa far musica con un qualsiasi scopo dichiarato, affettivo o utilitaristico, come fa la maggior parte di chi "fa musica" senza essere musicista. E' infatti questo che egli rimprovera subito al futuro allievo dopo la sua prima, brillante ma superficiale esecuzione: essere musicisti, sembra dire il maestro, significa creare un misterioso ponte con il mondo circostante realizzando in certo qual modo il sogno rinascimentale di tradurre materialmente la "musica delle sfere". Il tono intellettuale, denso di sentenze filosofeggianti, se pur consono alla raffinatezza dell'allestimento scenografico, dovrebbe fare del film un prodottto per pochi eletti: evidentemente i valori presenti nella pellicola travalicano le preziosità stilistiche del dialogo, che sembra spesso attingere alla tragedia elisabettiana o alla grande tragedia francese di Corneille e Racine.