E LA VITA CONTINUA **

Valutazione
Accettabile, Realistico, Dibattiti
Tematica
Metafore del nostro tempo
Genere
Drammatico
Regia
Abbas Kiarostami
Durata
91'
Anno di uscita
1994
Nazionalità
Iran
Titolo Originale
ZENDEGI EDAMEH DARAD
Distribuzione
Cadmo Film
Soggetto e Sceneggiatura
Abbas Kiarostami
Montaggio
Changiz Sayad, Abbas Kiarostami

Sogg. e Scenegg.: Abbas Kiarostami - Fotogr.: (panoramica/a colori) Homayun Paevar - Montagg.: Changiz Sayad, Abbas Kiarostami - Dur.: 91' - Produz.: Alireza Zarin

Interpreti e ruoli

Farhad Kheradmand (Il regista), Puya Paevar (Puya)

Soggetto

Iran del Nord, 1990. All'indomani del tragico terremoto che ha devastato la regione, un regista parte col figlio Puya sulla sua automobile utilitaria, per cercare i protagonisti del suo film "Dov'è la casa del mio amico", dati per dispersi. Un grande tunnel li collega alla regione colpita, dove il traffico caotico e le informazioni contrastanti sulla viabilità rallentano il viaggio, ricco di incontri: ecco un bimbo che piange in un'amaca in un boschetto, mentre la mamma raccoglie legna per cucinargli qualcosa; un chiosco di bibite abbandonato dove Puya lascia diligentemente il denaro per una bibita scaldata dal sole, che però viene divisa con una mamma sconosciuta che ne ha bisogno per il figlio. Poi raggiungono la zona di Koker, dove risiedono i fratelli Ahmadpur, i protagonisti del film di cui ritrovano i luoghi. Puya recupera un gallo di ceramica ed una conchiglia tra le macerie, mentre per fortuna da un rubinetto sgorga acqua potabile. Il regista parla coi sopravvissuti, che si mostrano rassegnati e sereni, e soprattutto animati da una ferma volontà di non lasciarsi sopraffare dal destino avverso, adoperandosi per sè stessi e per gli altri. In un villaggio Puya resta per vedere in televisione la partita del campionato mondiale di calcio, mentre il regista prosegue da solo, avendo notizie dei due giovani attori da un altro protagonista del film, scampato anch'egli per puro caso. Ma la strada impervia lo costringe a ritornare indietro due volte, finchè con l'aiuto di un passante riesce a raggiungere la sommità della collina.

Valutazione Pastorale

film neorealista ed insieme minimalista, questo di Kiarostami, noto appunto per "Dov'è la casa del mio amico". Il lavoro riflessione sui grandi temi della vita e della morte si avvale di immagini di una semplicità ed un efficacia disarmanti: non un gesto o una parola dei personaggi, coinvolti dal sisma, lascia trasparire ribellione verso Dio o sfiducia nell'avvenire. Tutti proseguono con dignità il loro lavoro, tutti si aiutano e sono cortesi l'uno con l'altro: esemplare il gesto del padre che obbliga il figlio a lasciare il denaro sul banco del chiosco distrutto e abbandonato, e indimenticabile quel rubinetto intatto da cui sgorga l'acqua di sorgente che gli abitanti del villaggio avevano appena incanalata. Sembra che quest'acqua vitale che scorre, contrapposta alla staticità dolorosa e deforme delle macerie, tra cui come formiche operose uomini, donne e bambini si muovono alacri ma senza affanno, simboleggi il pensiero del regista che, attraverso l'interrogazione pacata ai protagonisti della tragedia, vuole ritrovare tramite la loro serenità e forza d'animo il senso non solo della tragicità delle umane cose, ma la chiave interpretativa per rappresentarle cinematograficamente.

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