Sogg. e Scenegg.: Derek Jarman, Terry Eagleton, Ken Butler - Fotogr.: (panoramica/a colori) James Welland - Mus.: Jan Latham- Koenig - Montagg.: Budge Tremlett - Dur.: 75' - Produz.: Tariq Ali
Interpreti e ruoli
Karl Johnson (Ludwig Wittgenstein), Michael Gough (Bertrand Russell), John Quentin (Maynard Keynes), Jan Latham-Koenig (Paul Wittgenstein), Tilda Swinton (Ottoline Murrell), Kevin Collins (Johnny), Clancy Chassay (Ludwig Wittgenstein giovane), Nabil Shaban, Sally Dexter, Lynn Seymour
Soggetto
Ludwig Wittgenstein nato nel 1889 a Vienna è l'ultimo di nove figli: tre dei suoi fratelli sono scomparsi per suicidio; il quarto, Paul, ha acquisito una buona reputazione come pianista malgrado abbia perso un braccio durante la prima Guerra Mondiale. Distintosi a Cambridge come brillante allievo di Bertrand Russell, col quale condivide le idee politiche di sinistra e l'amore per le strutture logico-matematiche, Ludwig si arruola come volontario nella Grande Guerra, nonostante l'opposizione della famiglia. Poi si dedica all'insegnamento ma fallisce nel suo compito di docente in quanto si scopre incompreso dai suoi allievi. Spinto dalla sua passione per l'Unione Sovietica, compie il tentativo, frustrato, di recarsi colà come operaio confortato dall'amicizia col depravato ed intelligentissimo Maynard Keynes. Il ripudio delle sue prime costruzioni filosofiche sviluppate nel "Tractatus", i sensi di colpa che l'omosessualità gli provoca, la rottura con Bertrand Russell, che lo accusa di contagiare i giovani studenti con le sue idee, un inesprimibile disagio ed un vuoto nichilista crescente ed insopportabile lo portano, con il tumore alla prostata, alla prematura fine.
Valutazione Pastorale
la sfida di Jarman, di fare un film basato sulla figura e sul pensiero di uno dei più brillanti ed ostici pensatori del novecento, era probabilmente persa in partenza. La lettura di Wittgenstein richiede una concentrazione ed una preparazione particolari: anche se citati correttamente, gli aforismi ed i paradossi del teorico austriaco risuonano come nel vuoto, in una struttura filmica che procede per quadri, restituendo una sintesi abbastanza esaustiva, ma tutto sommato distante dell'uomo e del pensatore. L'errore di Jarman consiste forse nel presumere che un pubblico eterogeneo come quello cinematografico possa dare per scontato un certo habitat storico-culturale, con le sue personalità di spicco, del primo novecento, che invece è appannaggio di una schiera sempre più esigua di iniziati. A meno che l'equazione "omosessualità" uguale "genio", tipica di un atteggiamento mentale sempre più invadente in certi ambienti della cultura e dell'arte, non inneschi a monte tutto l'ambizioso processo. Ne risulta comunque una pellicola lenta, verbosa, didascalica, nonostante la bella fotografia e l'indubbio talento degli attori. Moralmente negativa la figura del filosofo dedito a non pochi slanci omosessuali.
N.B. Il film è preceduto dal cortometraggio " Just Dessert" di Monica Pellizzari.