Sogg e scenegg.: Francesco Maselli - Fotogr.(Normale/a colori): Pierluigi Santi - Mus.: Giovanna Marini - Montagg.: Carlo Valerio - Dur.: 90' - Produz.: Tre A Production, Esse Ci Cinematografica (Roma) con la collaborazione della Rai.
Soggetto
Un immenso palazzo popolare è rimasto da solo nell'estrema periferia di una metropoli, forse primo edificio di un quartiere poi non più costruito. Un giorno ne viene decisa la demolizione per far nascere un nuovo, grande quartiere residenziale. In un'estate di fine millennio, l'ingiunzione di sfratto viene recapitata alle centinaia di abitanti del palazzone: sono lavoratori, barboni, piccoli spacciatori, ladri, prostitute. Si diffondono all'inizio panico e disperazione. Poi un piccolo gruppo di giovani tenta di organizzare la protesta. Infine prevale l'idea di struttare la situazione di "porto franco" che viene garantita agli inquilini in cambio della rinuncia ad ogni forma di agitazione. Nasce così una sorta di autogoverno del palazzo, in cui vengono distribuiti vari compiti, ognuno viene responsabilizzato e si creano le premesse per una nuova presa di coscienza dei problemi quotidiani.
Valutazione Pastorale
Non si sa se lodare la coerenza o biasimare l'insistenza con cui Francesco Maselli, che fa il regista da oltre quaranta anni, riesce alle soglie del Duemila a costruire un film come questo, chiuso, ideologico, blindato, come se niente fosse successo in questi anni in Italia e nel mondo. Resta il fatto che l'episodio diventa un pretesto che permette al regista di disegnare scenari più ampi su come immagina la società del millennio prossimo venturo. Le opinioni non sono mai da condannare, ma la metafora espressa dal film appare vecchia, impolverata, velleitaria. Dal punto di vista pastorale poi, nessuna attenzione è riservata alla spiritualità, all'interiorità dei protagonisti, visti solo nei loro atteggiamenti concreti e materiali.
UTILIZZAZIONE: il ritmo faticoso e involuto del film lo rende difficilmente utilizzabile in programmazione ordinaria. In ambiti più particolari, può essere recuperato per riflettere sui futuri scenari della società, e sul rapporto tra cinema e ideologia.