Sogg.: Paolo Pagnoni - Scenegg.: Paolo Pagnoni, Michael Esser - Fotogr.: (normale/a colori) Mauro Marchetti - Mus.: Enrico Topel - Montagg.: Franco Malvestito - Dur.: 95' - Produz.: Pagnon Film
Interpreti e ruoli
Valeria D'Obici (Serena Aloisi), Massimo Venturiello (Leone Aloisi), Anna Zaneva (Adania), Massimo Girotti (Staino), Maurizio Marsala (Ilja), Pier Paolo Capponi (Antonov), Franco Mescolini (Serra), Orsetta De Rossi, Rosanna Papalini, Giorgio Crisafi, Giuseppe Laudisa, Domenico Valente, Salvatore Ceserani
Soggetto
Serena Aloisi, assistente del Servizio Immigrati, viene a sapere da Antonov (ex dipendente del marito Nicola recentemente scomparso e titolare di una ditta import-export, attiva soprattutto nei paesi dell'Est europeo) che il suo sposo ha avuto un figlio, Ilja, da una giovane slava, Adania. Incerta sul da farsi, accetta, su consiglio del suocero, l'ingegnere Staino, col quale divide la sontuosa casa, di ospitare i due. Mentre Serena stenta ad accettare la più giovane e bella rivale, si affeziona a poco a poco al bimbo, che finisce per ricambiarla. Quando Serena per un particolare turbamento allontana Adania, il fratello Leone decide di approfittare della situazione, e su consiglio dell'avvocato escogita un matrimonio con Adania per rivendicare Ilja come erede di Nicola ed acquisire, come padre del bambino, il controllo sulla società di Nicola, che Serena vorrebbe liquidare. Adania dapprima si illude di esser amata da Leone, ma ben presto capisce di essere solo strumentalizzata e fugge col bambino. Serena affronta il fratello, e poi con l'aiuto di Antonov raggiunge i due, in procinto di salpare a Civitavecchia. Qui scopre la verità: Antonov è il padre di Adania, e Ilja è suo nipote, e non è il figlio di Nicola (ha architettato tutto per consentire loro un avvenire sicuro). Ferita e urtata, Serena, mentre i due stanno per salire sull'imbarcazione che li porterà alla nave, scoppia a piangere e, in un improvviso slancio, raggiunge Ilja e lo abbraccia, convincendo Adania a restare.
Valutazione Pastorale
il problema dei rifugiati e degli immigrati clandestini è certamente una delle maggiori sfide del nostro tempo: l'Europa è sottoposta ad una pressione di giorno in giorno sempre più allarmante. Il film si colloca così su uno scacchiere ben preciso di problematiche attuali, che coinvolgono problemi politici, economici, sociali ma soprattutto psicologici, sia per i fuggiaschi in cerca di rifugio materiale e conforto psicologico e spirituale, sia per chi li deve, o li dovrebbe, accogliere, e spesso si trova a combattere con difficoltà d'ogni genere, ma soprattutto con l'indifferenza dell'opinione pubblica. Ora tutto questo è solo accennato nel film con un linguaggio tanto approssimativo quanto, purtroppo, assai poco incisivo: la D'Obici sembra la prima a non essere convinta del copione, e Girotti si muove impacciato, preso nel vischio di battute e situazioni che non riescono a creare la sensazione coinvolgente della drammaticità e quindi della credibilità. Non ci sono mai, ad esempio, anche nelle scene più drammatiche, sovrapposizioni di battute: anche i litigi ed i contrasti, che non mancano, seguono ordinatamente il copione; la trama stessa, un pò posticcia in molti particolari, non aiuta in questo senso: peccato, perchè l'argomento meritava approfondimenti.