Sogg.: George Zaloom, Shawn Schepps - Scenegg.: Shawn Schepps - Fotogr.: (normale/a colori) Robert Brinkmann - Mus.: J. Peter Robinson - Montagg.: Eric Sears - Dur.: 103' - Produz.: George Zaloom
Interpreti e ruoli
Sean Astin (Dave Morgan), Brendan Fraser (Link), Megan Ward (Robin Sweeney), Pauly Shore (Stoney Brown), Michael De Luise (Matt Wilson), Mariette Hartley (Signora Morgan), Richard Masur (Signor Morgan), Robin Tunney, Rick Ducommun, Jonathan Quan
Soggetto
un liceale, Dave Morgan, scava nel giardino di casa per farsi una piscina con l'aiuto dell'amico Stoney Brown. Le pale urtano ad un tratto contro un blocco all'apparenza roccioso in realtà ghiaccio ultramillenario. Dentro c'è un essere preistorico conservato in quella bara naturale. La presenza di costui decidono di chiamarlo Link porta un'autentica rivoluzione: Dave intravede celebrità e forse denaro. Pazientemente insegna a Link fonemi e gesti: l'estraneo, ovviamente, trova tutto straordinario e divertente, dal cibo alla Coca-cola e in casa viene accolto, meglio spacciato, come un borsista originario dell'Estonia. Le ragazze del liceo si invaghiscono di lui per la sua forza innata. Ovviamente il giovane ed arrogante Matt Wilson non solo è geloso di Dave (invano innamorato della graziosa Robyn Sweeney e umiliato di continuo), ma viene snobbato durante la serata della festa della scuola, dove Link si rivela un ballerino strepitoso. Frattanto Robyn diventa la ragazza di Dave, mentre Link ritrova la sua compagna, anch'essa scongelata nella vasca da bagno di casa Morgan, tutta profumata, pulita e pettinata.
Valutazione Pastorale
di tutti i film si può parlare con qualche succo, dei violenti e degli osceni, di quelli raffinati ed intellettuali, come dei kolossal, degli horror o di quelli rallegrati da Pluto o Topolino. Non si può chiedere, invece, la minima analisi di quelli irreversibilmente insulsi: sono scoraggianti e tale è anche "Il mio amico scongelato", film che annaspa scioccamente sul piano del fantastico ed ammanisce una storia banale ed anemica oltre ogni limite. Le battute del dialogo sono scontate e lo stereotipo del perdente che ottiene la sua rivincita è proposto nel modo più risaputo. Tutto è prevedibile tranne l'insulsaggine che qui domina sovrana.