Sogg. e Scenegg.: David Parker Jr. - Fotogr.: (panoramica/a colori) Roberto Girometti - Mus.: Stefano Mainetti - Montagg.: Vincenzo Tomassi - Dur.: 82' - Produz.: Fulvia Film Roma Vietato ai minori degli anni quattordici
Interpreti e ruoli
David Warbeck (Fred), Janet Agren (Terry), Eva Grimaldi . (Marlis), Luish Menon (Peggy), Werner Pochath (Mark), Nelson De La Rosa, Ana Silvia GruyIlon, Pepito Guerra, Jose Reies, Victor Pujols
Soggetto
un medico, che intende incrociare ratti e scimmie nel laboratorio installato in un'isola dei Caraibi, è riuscito a creare un mostriciattolo: una specie di umanoide alto quaranta centimetri, che ha muso di topo e i cui graffi sono mortali. Scappato dalla gabbia il mostriciattolo incomincia ad uccidere: la prima vittima è Marlis, una top-model, arrivata sul posto con un fotografo ed una compagna di lavoro. Del suo corpo viene fatto scempio in una casa abbandonata e la polizia locale pensa ad un delitto per motivi rituali ad opera di qualche indigeno. Per indagare giunge nell'isola la sorella Terry (ma all'obitorio scopre che la defunta non appartiene alla propria famiglia) e nelle ricerche l'aiuterà Fred, scrittore di libri gialli conosciuto all'aeroporto e ora interessato alla intricata matassa. I due si addentrano nella boscaglia, dove intanto circolano il fotografo con Marlis. Poi si scopre un altro cadavere, orrendamente sfigurato dagli artigli del mostro. Ad uno ad uno muoiono non solo il fotografo e la modella, ma anche l'assistente del medico e pure quest'ultimo. All'aeroporto la giovane Terry si imbarca per tomarsene negli Stati Uniti. Ha con sé anche una sacca di viaggio. E il mostro ripugnante, che era stato ritenuto morto e invece negli stessi uffici della polizia aveva fatto fuori una impiegata, si scatenerà a bordo dell'aereo.
Valutazione Pastorale
in questo film il buon gusto e il più decente senso della misura risultano banditi. Con sconforto si può aggiungere che, malgrado qualche nome straniero (ovviamente d'arte) a cominciare da quello del regista Anthony Ascot, questa villa in fondo al parco è una ben trista costruzione italiana dove regnano sovrane la noia, la stupidità e la goffaggine. I dialoghi sono stupidi e risibili: carente è la sceneggiatura. L'interpretazione è convenzionale, rozza e perfino infantile (specie da parte femminile). Nella sgradevolezza totale, appare financo difficile incasellare il dozzinale e ridicolo prodotto nel genere horror che, piaccia esso o meno, risponde a precise leggi, sotto il profilo narrativo ex dei meccanismi della tensione e paura.