Sogg.: liberamente ispirato al lavoro teatrale "Lo zio Vanja" di Anton Pavlovic Cechov - Scenegg.: Michael Blakemore - Fotogr.: (normale/a colori) Stephen Windon - Mus.: Peter Best - Montagg.: Nicholas Beauman - Dur.: 117' - Produz.: Robin Dalton
Interpreti e ruoli
Sam Neil (Max Askey), Greta Scacchi (Deborah Voysey), John Hargreaves (Jack Dickens), Kerry Fox (Sally Voysey), Michael Blakemore (Alexander Voysey), Patricia Kennedy (Maud Dickens), Robin Cruze (Vio-let), Maurie Fields, Googie Withers
Soggetto
Nella fattoria in Australia l'anziano Jack Dickens fa l'allevatore. Vivono con lui Maud (l'anziana madre) e la nipote Sally, che si occupa del-l'amministrazione della tenuta. Spesso li frequenta anche l'affascinante medico distrettuale Max Askey, di cui la giovane è segretamente, ma invano, innamorata. La tenuta avrebbe bisogno di ammodernamenti e la villa di restauri, ma la vita è in sostanza assicurata, anche se mensilmente Jack deve spedire a Londra un assegno al cognato Alexander lontano da ben 22 anni, malgrado Sally sia sua figlia. Alexander, che svolge la sua attività di critico teatrale, ha sposato in seconde nozze la bellissima Deborah. La quiete sonno-lenta è turbata dall'annuncio dell'arrivo di Alexander e sua moglie, in visita ai congiunti. Questi è un uomo raffinato, ma ampolloso ed esigente: critica subito la fatiscenza della dimora; ne sconvolge abitudini ed orari; annuncia l'arrivo dei più preziosi vini francesi; non si occupa che dei suoi libri. Sua moglie ostenta la sua bellezza ed abiti lussuosamente eleganti, ma è gelida e scostante, soprattutto insoddisfatta del suo anziano ed insopportabile consor-te. Jack, che è un po' rozzo e dedito al whisky, ma non certo insensibile, s'innamora subito della raffinata e sdegnosa "inglese", ormai stanco com'è della propria esistenza senza orizzonti né gioie essendo rimasto vedovo ed avendo saltuari incontri nella notte con la giovane cameriera Violet. Intanto si sono fatte frequentissime le visite del dottor Max, preso dal fascino e dalle prurigini della bella Deborah che accetta una relazione con il medico, che culmina prosaicamente in un fienile, con aperte gelosie di Jack. Ma ecco che Alexander, convocato un giorno la famiglia, e dichiaratosi convinto che Lon-dra è molto bella, mentre la vita di campagna è sana, ma noiosa e quindi non ideale per lui e la moglie propone agli increduli congiunti di vendere la proprietà. Jack prende, disperato, il fucile: imbraccia l'arma e spara senza riuscire nemmeno a ferire il cognato. La coppia inglese, rivelatasi egoista e capricciosa in tutto, si congeda e parte. L'infelice Sally torna a verificare conti e fatture accanto allo zio. L'ordine abituale viene ristabilito: la terra e i braccianti hanno bisogno di loro.
Valutazione Pastorale
Infelice idea quella del regista di ispirarsi allo scrit-tore Anton Pavlovic Cechov: addio alle atmosfere rarefatte, alle finezze di climi incomparabili, alle illusioni e delusioni cocenti di personaggi sempre vivi e sfaccettati, che la vita obbliga a sogni, umiliazioni e rinuncie. E non è che l'averli brutalmente trasferiti dalla tundra russa alle sconfinate terre australiane sia ciò che vi è di più sconcertante. In questa rivisitazione tutto si traduce nell'appiattimento della vicenda stessa. Il problema, nella palese carenza di fertili idee personali, è di creare un disegno originale e valido per personaggi autentici, e non qualche volta al limite dell'ovvio o, peggio, del risibile. Molti poi i difetti anche della sceneggiatura, per lo più povera nella sua costruzione e così dicasi per i dialoghi e le situazioni privi di quel velo di malinconia e di amarezza e quel clima di ineluttabilità fatale, così tipicamen-te russo. Discreta, tra le altre, qualche caratterizzazione degli interpreti; raffi-nata e fascinosa Greta Scacchi, però anche troppo algida e inerte. La scabro-sità di scene, situazioni e battute del dialogo motiva la classifica.