Sogg.: liberamente tratto dal romanzo omonimo di Silvano Agosti - Scenegg.: Silvano Agosti - Fotogr.: (panoramica/a colori) Silvano Agosti - Mus.: Daniele Iacono - Montagg.: Silvano Agosti - Dur.: 102' - Produz.: 11 Marzo Cinematografica
Interpreti e ruoli
Federico Zanola (Silvano bambino), Lou Castel (Silvano adulto), Paola Agosti (Zia Olga), Alain Cuny (Crimen), Lorenzino Agosti (Il figlio di Silvano), Lucia Gafà (La madre), Severino Saltarelli (Il padre), Elisa Murolo, Roberto Brignani, Michele Meggiolaro, Eva Serafini, Camilla Serafini
Soggetto
Silvano, un cinquantenne, conduce il suo bambino a conoscere il casale in campagna, dove è nato e dove ha trascorso l'infanzia durante la seconda guerra mondiale. Il casale è abbandonato ma vi sono ancora alcuni arredi e qualche fotografia ingiallita. L'uomo rivede sé stesso bambino affetto da mutismo per un trauma causato dallo scoppio di un ordigno; i genitori; la bella zia Olga; i fratelli Giorgio e Piero; le sorelle Elisa, Adriana e Renata. Tornano così alla memoria i ricordi: i giochi infantili; il teatrino delle suore; i rituali fascisti celebrati nella piazza del paese presso il busto del Duce ed orchestrati da un gerarca vicino di casa; i traumatici contatti con la morte seminata da sparatorie e bombardamenti; la visita alla giovane e disinibita zia Olga, guardarobiera in un grande albergo sede del comando tedesco. Altre figure risaltano: una è quella di Crimen, un vecchio che abita fuori dal paese e sul cui conto circolano strane dicerie secondo le quali egli avrebbe anni prima divorato la sua stessa moglie per amore; l'altra è quella di un anziano ebreo ucciso da un gruppo di squadristi ubriachi. Ad entrambi, i bambini si erano avvicinati con timore anche grazie alla suggestione delle immagini della lanterna magica e del cinema che essi mostravano agli stupefatti occhi dei bambini. I ricordi di certi eventi si susseguono: la guerra sta volgendo al termine ma non così crudeltà e sofferenza causate dalle disperate resistenze dei nazifascisti e dalle loro sanguinose rappresaglie nei confronti dei partigiani; il pavido padre temendo per la propria sorte, a causa delle sue precedenti collusioni con il regime si fa cucire nel materasso dalla moglie per inscenare poi un farsesco ritorno a casa dall'ospedale. Nel frattempo Crimen, sentendo avvicinarsi la fine, decide di attenderla chiudendosi in una caverna accanto al cadavere della moglie che in realtà egli aveva mummificato dopo la sua morte, molto tempo prima. Alla notizia della scomparsa di Crimen, il piccolo Silvano fugge sulle colline per vederlo un'ultima volta: la sua corsa si sovrappone a quella di Silvano adulto che si arresta davanti alla caverna di Crimen. Qui lo raggiunge il figlio che, raccolto un piccolo uovo di uccello glielo mostra: in Silvano torna alla mente la leggenda dell'uovo di garofano che si narrava in tempo di guerra ai bambini. Si tratta di un uovo magico, piccolissimo, che è possibile trovare solo al tramonto: se lo si mette sotto il cuscino tutti i sogni diventano veri.
Valutazione Pastorale
i punti di forza del film stanno nelle mitiche memorie dell'infanzia e nel significato dei sentimemti. Silvano Agosti, soggettista e regista, ha creato un'opera delicata e poetica, pur nel realismo di talune scene. Il mondo di Silvano bambino, le sue scoperte e meraviglie, gli adulti di allora, i sorrisi, le note allegre, la vita del bosco, quel Crimen misterioso ed il vecchio ebreo violinista, rivivono in un clima soffuso, con sfumature e tocchi delicati. Ne nasce un'atmosfera speciale, di rispetto e rimpianto, ricca di ricordi e figure particolari; c'è qualche intenerimento ed un po' di calligrafismo nelle immagini; ma è anche innegabile molta finezza di toni, cui una fotografia assai curata offre pregevoli contributi. L'impronta poetica e la dolcezza nostalgica nel recuperare emozioni e scoperte dell'infanzia non escludono talune citazioni assai realistiche che richiedono delle riserve.