Sogg.: Theodoros Angelopoulos - Scenegg.: Theodoros Angelopoulos, Tonino Guerra, Petros Markaris - Fotogr.(Panoramica/a colori): Ghiorgos Arvanitis - Mus.: Eleni Karaindoru - Montagg.: Gyannis Tsitsopulos - Dur.: 141 - Produz.: Greek Film Center, Atene; Arena Films, Paris; Vega Film, Zurigo; Erre Produzioni, Roma.
Interpreti e ruoli
Marcello Mastroianni (profugo politico), Jeanne Moreau (la moglie), Gregory Karr (Alessandro), Dora Chrysikou (la bambina), Ilias Logothetis (il colonnello), Vassilis Bouyiouklakis (il direttore di produzione), Dominique Ducos (lautista), Nadia Mourouzi, Dimitri Pulokaros
Soggetto
La città di Florina, al confine tra Grecia e Turchia, è detta sala dattesa, per la presenza di profughi provenienti da diverse nazioni che sperano un giorno di rifarsi una vita altrove. Qui giunge il giornalista televisivo Alessandro, alla ricerca di un uomo politico, autore del libro Malinconia di fine secolo, con cui ha sorpreso tutti, così come il suo clamoroso gesto di abbandonare improvvisamente il Parlamento durante una seduta e quindi, nel giorno di Natale, la moglie, come ella stessa ha confessato al reporter in un precedente incontro ad Atene. Alessandro, che ha fatto amicizia col colonnello che comanda la guarnigione, ha un rapporto con una giovane conosciuta in un bar, che si rivela figlia del presunto politico, che vive vendendo patate che coltiva davanti al vagone ferroviario che gli fa da abitazione. Dopo aver fatto venire inutilmente la moglie del politico che non ravvisa nel profugo il marito, Alessandro ha un nuovo incontro con la figlia di costui, che lindomani si sposa con il fidanzato che sta ancora oltre confine. La cerimonia avviene davanti al fiume che divide la frontiera: il pope che celebra in un territorio greco e due gruppi di parenti che la seguono sulle rispettive rive. Dopo aver sfidato (con la gamba alzata come una cicogna) sulla linea di confine il cecchino che vigila allestremità opposta del ponte, Alessandro cerca notizie del profugo, che è sparito. Un bambino dice di averlo visto allontanarsi camminando sulle acque, mentre degli uomini in tuta gialla riallacciano cavi telefonici spezzati dal maltempo.
Valutazione Pastorale
Metafora dellimpossibile, continua ricerca di un altrove dove possano finalmente prendere corpo le aspirazioni di tutti i protagonisti di questo affresco corale, il film di Anghelopulos scorre con linesorabile lentezza del fiume che divide la Grecia dalla Turchia, un mondo di precarie e sofferte certezze, popolate da dubbi ed interrogativi, cui nessuno sa dare una risposta. La figura chiave è certamente luomo politico con la sua crisi di identità, che sembra incarnare, con la sua fuga da un mondo di certezze borghesi e democratiche tanto effimere quanto ipocrite, per scendere accanto alla gente che soffre, una nuova poetica del regista, personificato dal giornalista, incentrata sempre sullo straniamento delluomo da un centro di valori ideali, ma con la messa in discussione di qualsiasi ideologia fino ad oggi messa in mostra in oriente come in occidente; non a caso è scelto lantico, tragico confine sui Balcani. Ununica riserva suscita il rapporto tra Alessandro e la futura sposa, che vede sì in lui il marito che non può raggiungerla (nella notte lo chiama con un altro nome), ma che, pur nella desolazione e nello stress di una situazione estremamente tesa, non si comporta certo in modo esemplare, anche se il regista tratta il tutto in maniera estremamente sobria, quasi ieratica. Fotografia splendida, immagini suggestive, anche se il ritmo quasi ipnotico, tipico del regista, può suscitare insofferenza.