Sogg.: Franco Nero, Lorenzo De Luca - Scenegg.: Enzo G. Castellari, Lorenzo De Luca - Fotogr.: (panoramica/a colori) Michail Agranovich - Mus.: Clive Riche, Alexander Biliaev, Fabio Costantini, Knifewing Segura - Montagg.: Alberto Moriani - Dur: 121 - Coproduz.: Viva Cinematografica, Roma - Projet Camp, Mosca
Interpreti e ruoli
Franco Nero (Jonathan), John Saxon (Fred Goodwin), Floyd "Redcrow" Westerman (Tawanka), David Hess (Maddock), Knifewing Segura (Chatow), Melody Robertson (Shaya), Rodrigo Obregon, Clive Riche, Marie Louise Sinclair, Enio Girolami, Bobby Rhodes, Boris Khmelnitskj, Victor Gainov, Igor Alimov
Soggetto
Nord America. Persi i genitori, cercatori d'oro, a 6 anni, trucidati da feroci rapinatori, Jonathan fa amicizia con un orsettto e viene adottato dal capo di una tribù pellerossa, Tawanka, il cui affetto per il piccoo bianco suscita la gelosia del figlio Chatow. Ormai adulto, Jonathan conduce una vita selvaggia, ed occasionalmente difende i pellerossa dai crescenti soprusi dei bianchi, come quando minaccia con le sue frecce il protervo Maddock in un saloon. Tawanka, morente, lo incarica di proteggere il suo popolo dall'invasore e Jonathan mette in fuga dei cacciatori che hanno intrappolato l'orso amico d'infanzia, che ne ha sbranato uno. A Gogoltown, vicina città di frontiera, riferiscono della cosa a Maddock il quale pensa di vendicarsi di Jonathan. Ma sopraggiunge Fred Goodwin, (il superstite degli assassini dei suoi genitori) che lo uccide, visto che ostacola il suo disegno di sfruttare i giacimenti di petrolio della zona. Jonathan va a parlamentare con Goodwin e lo riconosce dalla bussola che ha strappato dal collo della madre. Sottrattosi alla cattura, prepara la resistenza al villaggio. Ma una bimba uscita da una grotta dove sono nascoste le donne fa catturare la compagna di Jonathan, Shaya. Per liberarla, questi si reca in città, la salva ma viene catturato ed esposto in croce agli avvoltoi. Un pistolero nero, per solidarietà, gli consente di fuggire, e lui torna con i suoi incendiando i pozzi di petrolio di Goodwin, che in un duello finale riesce ad eliminare dopo aver ucciso i suoi scagnozzi.
Valutazione Pastorale
gli ingredienti del western classico, mescolati alla new wave ecologica e pro pellerossa sono mescolati a piene mani in questo western magniloquente e goffo, confezionato con un cocktail di belle immagini, dialoghi spesso risibili e inquadrature e battute stranamente dilettantesche in un lungo tormentone dove Franco Nero, co-autore del soggetto, o guarda ieratico e statico pronunciando frasi esoterico-sciamaniche o si lancia in imprese atletiche in cui viene messo impietosamente in mostra, mentre Goodwin ed i suoi sgherri sono poco più che ridicoli personaggi di un genere stantio e certe scene nel saloon con alcune "donnine" sembrano improvvisate da un dilettante, e per battute e per inquadrature, a volte montate col machete. Certo, la taiga russa è un paesaggio di grande bellezza, ma qualche suggestiva inquadratura ed alcuni orsi e orsetti ammaestrati non bastano a fare spettacolo. Pastoralmente le buone intenzioni non possono però essere negate: il rispetto e l'amore per la natura, la vanità della vendetta, i rapporti familiari. Alcune violenze, e qualche irriverenza, come Jonathan crocefisso, chissà poi perché, visto che nell'America dei pionieri si usavano metodi più spicci come l'impiccagione o il linciaggio motivano le riserve.