Sogg.: Arthur Joffe - Scenegg.: Arthur Joffe, Jean Louis Benoit, Christian Billette - Fotogr.(panoramica/a colori): Philippe Welt - Mus.: Angelique Nachon, Jean Claude Nachon - Montagg.: Marie Castro Brechignac - Dur.: 90' - Produz.: Maurice Bernart.
Interpreti e ruoli
Sergio Castellitto (Alberto Capuana), Nino Manfredi (padre di Alberto), Marie Trintignant (Clara), Marco Messeri, Jeanne Moreau, Michel Aumont, Eugenia Marruzzo, Thomas Langmann, Dennis Goldson, Roland Amstutz, Dominique Pinon, Nanni Tamma
Soggetto
A Roma, il giovane Alberto Capuana, mentre sta per lasciare madre e padre per cominciare a guadagnarsi la vita, si sente invitato con stupore dal genitore ad aiutarlo a conteggiare le spese sostenute dalla famiglia per crescerlo. Le spese ammontano a 30 milioni 250 mila lire, e il padre gli fa sapere che dovrà impegnarsi a restituirgli quella somma entro e non oltre il giomo in cui diventerà a sua volta padre, secondo una secolare tradizione dei Capuana. A Parigi, quindici anni dopo, Alberto ormai marito di Juliette proprio la notte precedente il fatidico "lieto evento" che lo renderà padre disoccupato, squattrinato ed indebitato, è assillato dall'inesorabile scadenza: non gli resta che mettersi immantinente in viaggio verso Roma, affidandosi alla sorte per reperire la somma dovuta, prima che il nascituro rischi di pagare le conseguenze della sua insolvenza. Preso affannosamente di notte, dopo una corsa che lo fa stramazzare sulla Piattaforma, quel treno gli riserverà sorprese surreali in un continuo crescendo. Trascinato in uno scomparto dal controllore, Alberto riprende coscienza, sbalordito di ritrovarsi senza scarpe. Il controllore bonaccione non solo decide d'ignorare che oltre che senza scarpe il singolare viaggiatore è sprovvisto di biglietto, ma dopo il suo racconto concitato e disperato, non esita ad offrirgli un primo contributo per l'estinzione del debito e a indicargli la carrozza-ristoro perché possa rinfrancarsi. Da quella carrozza, hanno inizio le avventure e gli espedienti di Alberto per raggranellare la somma a lui necessaria. Improvvisandosi addetto ai vagoni-letto, Alberto riesce a derubare i viaggiatori più facoltosi, ficcando in una federa il consistente bottino e inerpicandosi sul tetto del treno per raggiungere la motrice e telefonare a Juliette. Se non che, verso l'alba, un improvviso scossone fa volar via la refurtiva sotto gli occhi dei viaggiatori trasecolati. Qualcuno tira l'allarme: il treno si ferma e tutti si precipitano sulle rotaie a raccattare i loro beni. Rientrato, sbrindellato e deluso, in una carrozza, mentre il treno riparte, Alberto troverà tramite una misteriosa "baronessa" la soluzione d'ogni suo problema, e la possibilità di tornare precipitosamente a Parigi per abbracciare Juliette e l'atteso primogenito.
Valutazione Pastorale
Condotto con ritmo sciolto ed estroso, tra invenzioni di brillante ilarità, il film di Joffe si avvale di creazioni surreali e di simbolismi allusivi per suscitare, con eleganza e discrezione, qua e là venate d'umorismo, qualche salutare riflessione sulla vita. A metà strada tra sogno e realtà, il film induce infatti a riflettere sul debito che ogni generazione si trova realmente ad avere verso la generazione precedente, ma anche sulla generosità e la gratuità, contrapposte all'egoismo e all'avidità, che in ogni tempo e ad ogni livello della scala sociale immiseriscono l'uomo, e lo rendono ottuso verso i valori che renderebbero più lieve e serena la vita. Ne sono segno l'ilarità festosa della bimba al ristorante, che scoppia in grida di gioia quando Alberto libera dall'acquario le preziose aragoste, scaraventando tutto in mare dal treno in corsa. Ilarità liberatoria contrapposta alla degradante avidità dei viaggiatori, che si precipitano dal treno, proni a gara sulle rotaie per raccattarvi il loro denaro e i loro gioielli. E proprio a partire da un istintivo gesto di gratuità (il biglietto d'ingresso al film "Scipione l'Africano", che il padre aveva offerto ad Alberto bambino, dimenticando di "conteggiarlo") prende il via il simbolismo più toccante di "In viaggio con Alberto", quello della vita "ascoltata": in una sequenza fra ilare e poetica, attraverso il telefono, che Juliette si è posata sul grembo per far sentire il battito del cuore del nascituro al marito, spenzolante dal tetto del treno sulla cabina del conducente, in precario equilibrio. È una vita al galoppo, che induce il conducente a premere l'acceleratore. che manderà all'aria il bottino tanto fortunosamente raccolto da Alberto, per onorare il debito contratto col padre: una vita che non ha prezzo, e che riuscirà a rendere prodigo e magnifico, nella corsa in taxi verso Parigi, anche il pignolissimo papà Capuana senior.