Interpreti e ruoli
Laura Chiatti (Silvia), Filippo Nigro (Luca), Paolo Pierobon (Giorgio), Pietro Sermonti (Mattia), Peppino Mazzotta (Il padre), Marco Bocci (Nilo), Marina Rocco (Linda)
Soggetto
Quattro fratelli, Luca, Giorgio, Mattia e Silvia, che non si vedevano da anni, si ritrovano alla morte del padre. I rapporti con il genitore sono sempre stati difficili, soprattutto per il suo atteggiamento rigido e l’ostinazione di insegnare loro a cacciare. Con sorpresa scoprono che l’unico bene rimasto che potranno dividersi è la vecchia villa di famiglia, teatro della loro infanzia difficile e di una tragedia troppo a lungo sepolta nei loro cuori. La pur notevole cifra che ricavano dalla vendita non basta a risolvere i problemi di ognuno. Luca fa una proposta….
Valutazione Pastorale
Marco Bocci è un volto molto noto al pubblico, protagonista di numerose serie tra cui “Romanzo criminale” (2008-10), “Squadra antimafia” (2011-15) e “La compagnia del cigno” (2019-21). A sei anni dalla sua prima regia, “A Tor Bella Monaca non piove mai”, torna dietro la macchina da presa (ma si ritaglia anche un piccolo ruolo e scrive la sceneggiatura insieme ad Alessandro Pondi e Alessandro Nicolò) con “La caccia”, un dramma familiare a tinte noir.
La storia. Luca (Filippo Nigro), Giorgio (Paolo Pierobon), Matteo (Pietro Sermonti) e Silvia (Laura Chiatti) sono quattro fratelli di pochi mezzi e molti irrisolti. Silvia, che non si droga da 125 giorni, vorrebbe diventare madre, tenendo per sé il figlio di una prostituta straniera che ospita provvisoriamente a casa sua. Luca, vende auto, ma cercando di ampliare il suo giro di affari finisce per mettersi nelle mani di un delinquente. Giorgio è contabile in un mobilificio che non sa più come far fronte alle continue pretese di moglie e figlia. Mattia è un pittore che convive con un’aspirante cantante, senza alcuna certezza economica: il vento, nel mercato dell’arte, si sa gira repentinamente. Alla morte del padre (Peppino Mazzotta) i quattro, che non si vedono da anni, si ritrovano nella tenuta di famiglia. I rapporti con il genitore sono sempre stati difficili, soprattutto per il suo atteggiamento rigido e l’ossessione di volerli coinvolgere fin da piccoli nella sua passione per la caccia. Con sorpresa i fratelli scoprono che l’unico bene rimasto è la vecchia villa di famiglia, teatro della loro infanzia difficile e di una tragedia troppo a lungo sepolta nei loro ricordi. La pur notevole cifra che ricavano dalla vendita non basta a risolvere i problemi economici di ognuno. Luca propone allora giocarsela in una battuta di caccia: chi cattura la preda più grande avrà tutta l’eredità. Dopo qualche esitazione gli altri accettano.
Marco Bocci dirige con mano sicura questo racconto angosciante intriso di disperazione e violenza. Sotto un cielo grigio, in una villa vecchia, nella quale la felicità non ha mai abitato; nel freddo laboratorio-casa di Mattia o nell’appartamento disordinato di Silvia, così come in quello pretenzioso e senza amore di Giorgio o nella modesta concessionaria di Luca. I quattro sono deboli, psicologicamente fragili, la mancanza di amore li ha resi incapaci di voler bene: a sé stessi, in primis, fra di loro e agli altri. Quattro egoisti segnati per sempre da un evento che sarà rivelato, tra incubo e realtà, quando i fili del racconto cominciano a essere tirati per avviarsi alla sua tragica conclusione. Le colpe dei padri ricadono sempre sui figli, il loro destino è segnato: non c’è speranza né possibilità di guarigione né di “redenzione”. Una parola va detta comunque sui protagonisti, davvero bravi: sempre in parte, efficaci e credibili. Un’ultima annotazione. Il racconto è ritmato da una voce fuori campo che legge una fiaba di Wilhelm e Jacob Grimm, “I quattro fratelli ingegnosi”. “I fratelli – si legge nella fiaba – dissero: È meglio così piuttosto che essere in contrasto. Il re diede loro un mezzo regno per ciascuno, ed essi vissero felici con il padre”. L’epilogo non potrebbe essere più diverso. “La caccia” è complesso, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria. Per la complessità dei temi in campo in presenza di minori è bene prevedere l’accompagnamento di adulti ed educatori.