Sogg.: Basato su una storia vera - Scenegg.: Gary Oldman - Fotogr.: (Panoramica/a colori) Ron Fortunato - Mus.: Eric Patrick Clapton - Montagg.: Brad Fuller - Dur.: .118' - Produz.: Douglas Urbansky, Gary Oldman, Luc Besson
Interpreti e ruoli
Kathy Burke (Valerie), Charlie Creed Miles (Billy), Edna Dore (Kath), Laila Morse (Janet), Ray Winstone (Raymond), Chrissie Cotterill (Paula), Jamie Foreman (Mark), Steve Sweeney (Danny), Jon Morrison, Leah Fitzgerald, Neil Maskell, Ronnie Fox.
Soggetto
In un quartiere povero nei sobborghi a sud di Londra vive una famiglia di modestissima estrazione: Janet, cinquant'anni, fa l'operaia ed è l'unica a portare a casa dei soldi. Con lei vive l'anziana madre Kath. Ci sono poi i figli di Janet, Billy e Valery di venti e trenta anni. Valery è sposata con Ray, uomo violento e nervoso che passa il tempo a riempirsi di cocaina e a picchiare la moglie; Billy è in preda all'eroina e si lascia andare a piccoli furti. Valery ha una bambina, Michelle, ed è in attesa di un altro figlio. Un giorno Ray accusa Billy di avergli rubato bustine di coca e lo caccia fuori di casa. Imbottito di alcool, Ray rinfaccia alla moglie di averlo tradito con un conoscente e la riempie di calci e pugni, causando la perdita del bambino. Valery racconta di essere stata investita da un pirata della strada, ma quando esce dall'ospedale , va a casa della mamma con la piccola Michelle e lì respinge i tentativi di riconciliazione di Ray, arrivato dopo avere distrutto tutto a casa. Intanto giunge la notizia che Billy è stato arrestato. Allora la famiglia si stringe attorno a lui e, mentre decidono di andarlo a trovare in carcere, anche Ray viene di nuovo accolto in casa.
Valutazione Pastorale
i personaggi, i comportamenti, gli ambienti descritti nella vicenda nascono da una serie di ricordi dell'infanzia e dell'adolescenza dello stesso Gary Oldman, regista/sceneggiatore, cresciuto in una famiglia operaia che viveva nei sobborghi sud di Londra. Oldman ha dedicato il film al ricordo del padre e tutta l'operazione si può considerare una sorta di riesame complessivo del proprio passato di tossicodipendente, dal quale l'autore spera di essere uscito definitivamente. Il film è quindi improntato ad un crudo realismo che non rinuncia ad alcuna sfumatura: linguaggio acceso e offensivo, violenza a fior di pelle, relazioni affettive ridotte al grado zero e improntate ad una quasi bestiale irrazionalità. Merito del film è però quello di non far mai prevalere compiacimento o volgarità. Ci si muove in un quadro asciutto e autentico, dove non c'è gioia ma dolore e sofferenza, dove la famiglia è luogo per sfogare i propri istinti ma anche unico rifugio, punto di riferimento dominante. Dal punto di vista pastorale quindi, un film sicuramente crudo ma da vedere con attenzione per come denuncia una voglia di speranza proprio là dove la speranza sembra morta.
Utilizzazione: più che in programmazione ordinaria, la collocazione opportuna del film è in sede di occasioni ristrette, per poter riflettere adeguatamente con un pubblico adulto e motivato sui temi che propone, le periferie urbane, i rapporti familiari, la droga.