Sogg.: ispirato al romanzo "L'exil et le royaume" di Albert Camus - Scenegg.: Theodoros Angelopoulos, Tonino Guerra, Petros Markaris - Fotogr.(Panoramica/ a colori): Yorgos Arvanitis, Andreas Sinanos - Mus.: Eleni Karaindru - Montagg.: Yannis Tsitsopoulos - Dur.: 129' - Produz.: Greek Film Center.
Interpreti e ruoli
Bruno Ganz (Alexandros), Isabelle Renauld (Anna), Fabrizio Bentivoglio (Solomos), Despina Bebedeli (madre di Alexandros), Achileas Skevis (bambino albanese)
Soggetto
A Salonicco, Alessandro, poeta e intellettuale ormai anziano, si prepara a lasciare definitivamente la casa sul mare dove ha sempre vissuto. Casualmente ritrova una lettera della moglie Anna: vi è descritto un giorno d'estate di trenta anni prima. Allora Alessandro sente che è giunto il momento di cominciare un viaggio senza una meta particolare, se non quella di mettere insieme le suggestioni del passato e le malinconie del presente. L'artista vorrebbe trovare ancora il conforto della poesia, ma le parole non sembrano più sufficienti. Messosi in cammino, Alessandro incontra un bambino, ne intuisce la situazione di pericolo, lo salva dalla turpe tratta dell'infanzia condotta dai clandestini, lo porta in giro con sé. Rievoca poi alcune figure di poeti del passato, tra cui Ugo Foscolo, e immagina il poeta come colui che compra le parole. Va a portare il cane alla domestica di casa, osserva la festa per il matrimonio della figlia, incontra il medico col quale concorda di ricoverarsi il giorno dopo, sentendosi ormai molto malato. In ospedale immagina di andare a visitare l'anziana madre. Poi lui e il bambino salgono su un autobus, insieme a loro ci sono giovani vivaci, altri con bandiere, alcuni musicisti. Scendono, si dirigono verso una nave, per il bambino è il futuro. Alessandro, rimasto solo, si rivolge verso il mare.
Valutazione Pastorale
Sui film del greco Theodoros Angelopoulos ci sarebbe da dire molto e a lungo. Da sempre, il regista predilige un cinema come luogo di sintesi contemporanea delle altre arti espressive, poesia, musica, pittura. Un cinema introspettivo dalle cadenze lente, dai tempi lunghi e meditati, affidato ad immagini spesso fisse (o mosse su estenuanti piani sequenza) dentro le quali scorre il fremito di una vita divisa tra dolore e speranza, tra bilanci del passato e sguardi sul futuro. Anghelopoulos è un intellettuale a tutto tondo, formatosi sulla cultura classica, su un'identità europea che vede sempre più corrosa e minacciata. Il poeta è uno sradicato, un emigrante, un esiliato nella propria Patria, uno che avverte i pericoli ma non riesce a renderne partecipi gli altri e vive in un continuo rammarico. Il film racchiude, in tanti passaggi con struggente commozione, tutte le tematiche mentali, culturali, politiche, emotive che caratterizzano questa incerta fine-millennio dell'Europa. Le domande, le grandi domande sono forse scontate ma non per questo meno forti: domande esistenziali che si pone un ateo in ricerca deluso dalla ideologia. Il linguaggio del film, legato a vibrazioni estetiche, è lontano dal realismo. Il protagonista contempla l'esistenza, sembrando dire che non ha risposte, che approda al niente: ma la ricerca è sofferta e sincera, e il trascendente ne rappresenta un passaggio non dichiarato ma col quale confrontarsi. Dal punto di vista pastorale, un film di notevole forza, da valutare come accettabile, problematico e per dibattiti.
Utilizzazione: come tutti i film del regista greco, anche questo chiede attenzione e riflessione, Per cui l'utilizzazione più opportuna è in situazioni mirate, per apprezzare e dibattere tutte le suggestioni che propone in ordine al ritratto dell'Europa di fine millennio.