Orig.: Spagna (1997) - Sogg. e scenegg.: Alejandro Amenabar - Fotogr.(Panoramica/a colori): Hans Burmann - Mus.: Alejandro Amenabar - Montagg.: Maria Elena S.de Rozas - Dur.: 117' -Produz.: José Luis Cuerda.
Interpreti e ruoli
Eduardo Noriega (César), Penelope Cruz (Sofia), Chete Lera (Antonio), Fele Martinez (Pelayo), Najwa Nimri (Nuria), Gerard Barray . (uomo della TV)
Soggetto
Nella sezione psichiatrica di una prigione, César, venticinque anni, comincia a raccontare allo psichiatra perché è finito lì. Bello e amato dalle donne, César ha appena ereditato una forte somma. Un sera Pelayo, il suo migliore amico, gli presenta Sofia. Césa si innamora subito di lei e la porta via a Pelayo. La stessa sera, Cèsar incontra Nuria, una ragazza che lo desidera da tempo in modo quasi ossessivo. César vorrebbe sbarazzarsi di lei ma alla fine accetta un passaggio in macchina fino a casa. Nuria però perde il controllo della macchina, esce di strada e muore mentre César resta sfigurato. I migliori chirurghi plastici non riescono a ricostruirgli il viso e, tempo dopo, quando incontra di nuovo Sofia, lei é fredda e non lo guarda nemmeno. Disperato, César si ubriaca, ma la mattina dopo Sofia torna da lui dicendogli che lo ama. In seguito anche i medici gli dicono che forse potrà tornare come prima. Ma una notte Sofia scompare e, con grande sorpresa di César, Nuria, che credeva morta, si presenta in casa sua spacciandosi per Sofia. César non riesce a convincerla polizia che Nuria é una bugiarda. La carta d'identità dimostra il contrario, ed anche Palayo lo conferma. César cade in un incubo, dal quale si convince di poter uscire solo elimimando i protagonisti, come se fosse un brutto sogno. Quando riappare la vera Sofia e lo minaccia con la pistola, César sente l'esasperazione al culmine, e allora si butta dal terrazzo del grattacielo in cui si trova. Mentre precipita, suona la sveglia nel buio della sua camera da letto e dice: "Apri gli occhi".
Valutazione Pastorale
Nato nel 1972, esponente di punta del giovane cinema spagnolo, Amenabar dice che: " 'Apri gli occhi' parla dell'alienazione in tutte le sue forme. In quanti modi differenti si può percepire la realtà? Ho voluto fare un thriller dai molti elementi: amore,suspence, terrore, finzione scientifica. Spesso abbiamo l'impresione di aver già vissuto delle situazioni. La mia domanda é: e se fosse proprio così?". Quei 'molti elementi' alla fine sono diventati un difetto. L'incrocio tra vari generi e, soprattutto, l'insistito sovrapporsi di realtà e sogno creano un gioco che dopo un inizio di qualche interesse si perde in ripetizioni, sovrapposizioni, incoerenze. Inseguendo senza logica una serie infinita di cerchi concentrici, il regista disegna una ragnatela narrativa nella quale i grovigli psicologici si adagiano e si perdono. Resta tuttavia qualche nota di merito nella capacità di realizzare un prodotto comunque non facile e di far capire le possibilità espressive di un cinema che fa aprire gli occhi (é il caso di dirlo) sugli aspetti nascosti della realtà che ci circonda. Si tratta di una dimensione da non trascurare, anche dal punto di vista pastorale, e che suggerisce di valutare il film come discutibile, segnalando tuttavia l'ambiguità come il suo tratto più frequente.
UTILIZZAZIONE: più che in programmazione ordinaria, il film si rivolge ad occasioni mirate per trattare tematiche inerenti il rapporto cinema/psicanalisi. Attenzione é da porre in caso di passaggi televisivi casalinghi.