Sogg.: tratto dal lavoro teatrale di Christopher Marlove - Scenegg.: Derek Jarman, Stephen Mc Bride, Ken Butler - Fotogr.: (panoramica/a colori) Jan Wilson - Mus.: Simon Fisher Turner - Montagg.: George Akers - Dur.: 90' - Produz.: Steve Clark-Hall, Anthony Root - Vietato ai minori degli anni quattordici
Interpreti e ruoli
Steven Waddington (Edward II), Andrew Tiernan (Piers Gaveston), Tilda Swinton (Isabella), Nigel Terry (Mortimer), Kevin Collins (Lightborn), Jerome Flynn (Kent), John Lynch (Spencer), Dudley Sutton
Soggetto
della dinastia dei Plantageneti, Edoardo II debole, inetto e corrotto, sale al trono d'Inghilterra a 23 anni nel 1307. Sposato ad Isabella, bella e ardita principessa di Francia, figlia di Filippo il Bello, si contorna di viziosi, fra i quali emerge Piers Gaveston, un guascone omosessuale che il Re, perduta completamente dignità, nomina Gran Ciambellano, colma di titoli e favori e considera addirittura come suo compagno sul trono. Rifiutandosi Edoardo ai rapporti con la consorte, costei, ferita e delusa, si accorda con Mortimer (di cui diventa l'amante) e con gli altri nobili inglesi obbligando Edoardo ad esiliare Gaveston. Data la disperazione e le isterie del Re, Isabella - che era riuscita ad ottenere l'appoggio del cognato Henry - decide di far tornare a Londra Gaveston, con il segreto intento di farlo assassinare sul suolo inglese. A Londra il nobile Mortimer ferisce Gaveston e il Re, sconvolto, ne adotta il servo (Spencer), creandolo conte. Assalito il castello dai baroni insorti, Edoardo in lacrime avverte il guascone, che fugge ma, inseguito dai soldati di Mortimer, muore strangolato. Furente e disperato per la morte dell'amico prediletto, il Re pugnala di sua mano l'uccisore. Isabella - costretto Edoardo ad abdicare - si siede sul trono quale reggente del piccolo Edoardo e a suo fianco è Mortimer, avido di potere, che viene nominato Cancelliere del Regno, da poco infatti Edoardo è stato orribilmente torturato in carcere, dove il suo custode lo bacia recandogli l'ordine di morte firmato da Isabella (il Re verme decapitato). E già si prepara a regnare il futuro Edoardo VI, che a suo tempo farà imprigionare la madre ed il Cancelliere, uniti da passione e scelleratezze.
Valutazione Pastorale
nel 1593 Christopher Marlowe, uomo di teatro dell'epoca scespiriana, scrive il suo "Edoardo II", lavoro raramente rappresentato, in cui si tratta della travolgente passione del Sovrano inglese e del francese Gaveston. Debole, fatuo e corrotto il primo, ancor più vizioso e luciferino l'amante, in un quadro di intrighi e di assassini, dove oltre alla passione impera il Potere e dove tutto o quasi finisce con l'esilio, le torture più barbare e le decapitazioni. Quello del regista Derek Jarman, peraltro, non è il consueto film storico, tutto nobili arroganti e potenti, ascese al trono, abdicazioni ed assassini, con costumi sfarzosi e corte bandita. Il film è, invece e di proposito, la esaltazione dell'amore omosessuale, l'amicizia impudente (ed imposta) del torbido rapporto qui fra un Re ed il suo favorito, l'anomalia assunta a sistema, con tutto quel che ne consegue. Da ciò la spietata crudezza e scabrosità di molte scene. L'idea del regista (gay militante e, a quanto consta, per sua espressa dichiarazione anche sieropositivo) è stata quella di introdurre nel film rapidi e forti inserti, presi dall'attualità, sulla condizione dell'omosessuale ai tempi nostri e sulla sua emarginazione. Si ha, così, un film protestatario e provocatorio, in cui si attinge all'opera di Marlowe per riaffermare la continuità della repressione. Coerentemente e per visualizzarne gli effetti, ecco qui principi e baroni in doppio petto blu e nobildonne in tailleur, una Regina intesa come avida donna di potere, abbigliata da sera come una Vip rampante ai tempi attuali, il nobile guerriero Mortimer trasformato in generale con tuta mimetica e basco crèmisi, più naturalmente i mitragliatori e i caschi della guardia reale, 10 sigarette con il filtro e perfino il giocattolo-robot del futuro Edoardo III. Il quale ragazzino si diletta a spiare il Re che bacia il favorito, la madre in combutta con l'amante e si prepara ad incarcerare a ingabbiare costoro, quando a sua volta lo scettro sarà in mano sua. È una palude di aberrazioni, di vizi e turpitudini quella che - seppure storicamente acquisita - viene presa a pretesto con i connotati della denuncia, esibendo trasporti lascivi, accoppiamenti insoliti ed immagini di scabrosità e perversione. Non può derivarne, per il film, che la inaccettabilità. Questo precisato, rimane il lato puramente cinematografico del lavoro. Oggettività esige che, nel rispetto dell'opera teatrale, si riconoscano al film uno stile ed una perfezione formale di gran classe: ambienti severi, quasi claustrofobici, una indubbia eleganza, un taglio narrativo ed un montaggio più che validi. E poi luci, colori e fotografia (firmata da Jan Wilson) di gusto moderno e raffinato. La interpretazione è accuratissima e di spicco: ardente di passione il Re (Steven Waddington); lubrìco e turpe il guascone, suo cattivo genio (Andrew Tieman); veramente straordinaria per bravura, quanto crudele e sempre splendida negli abiti sontuosi Tilda Swinton.