GADJO DILO – LO STRANIERO PAZZO

Valutazione
Discutibile, scabrosità, dibattiti
Tematica
Politica-Società, Povertà-Emarginazione, Rapporto tra culture
Genere
Allegorico
Regia
Tony Gatlif
Durata
Anno di uscita
1998
Nazionalità
Francia
Titolo Originale
Gadjo Dilo
Distribuzione
Mikado Film

Orig. : Francia (1998) - Sogg. e scenegg. : Tony Gatlif - Fotogr. (Panoramica/ a colori) : Eric Guichard - Mus. : Tony Gatlif - Montagg. : Monique Dartonne - Dur. : 99' - Produz. : Princes films.

Interpreti e ruoli

Romain Duris (Stephane), Rona Hartner (Sabina), Izidor Serban (Izidor), Ovidiu Balan, Dan Astileanu, Valentin Teodosiu, Florin Moldovan, Mandra Ramcu, Aurica Serban, Radu Ramcu.

Soggetto

Il giovane francese Stephane é in Romania alla ricerca di Nora Luca, cantante zigana di cui possiede solo una cassetta che il padre ascoltava molto negli ultimi anni di vita. Giunto in un villaggio deserto, Stephane incontra Izidore , vecchio zigano con cui subito fraternizza, beve vodka e passa la notte. Il giorno dopo il paese è in subbuglio: Izidore, il capo del villaggio, ha dato ospitalità ad uno straniero!. Ma il vecchio tranquillizza tutti: il ragazzo è suo amico ed è venuto per imparare la lingua rom. Nei giorni seguenti, Stephane, adottato dal villaggio, accompagna Izidore ad un matrimonio dove il vecchio è stato invitato per suonare. Sabina, una ragazza del luogo, ha vissuto in Belgio e si incarica di fare da interprete. Così Stephane avvicina alcuni musicisti e ne registra le esibizioni. Ma è sopratutto Sabina ad attirare la sua attenzione. Più avanti dalla prigione torna Adriani, un altro capo del villaggio. Si fa festa, ma poi l'uomo prende di mira un rumeno e lo uccide. Il villaggio é messo a fuoco. Sabine e Stephane si allontanano. Stephane sotterra tutte le cassette e i nastri che aveva registrato. Sabina lo guarda ridendo.

Valutazione Pastorale

Tony Gatlif si autodefinisce regista 'zingaro', sempre rivolto a trasferire nelle sue storie il difficile rapporto in Europa tra culture occidentali e culture di un oriente in realtà diviso tra varie nazioni: culture, meglio, che non hanno una nazione di riferimento. Qui il francese Stephane arriva per un banale pretesto a contatto con villaggi 'rom' e scopre una dimensione inattesa, un modo di atteggiarsi nei confronti della vita insieme estroverso e disperato. Al villaggio si fa festa e si piange con uguale intensita, si accettano i momenti belli e quelli brutti purchè tutti siano affrontati con uguale slancio, con forza dinamica, con impeto vitalistico: cha fa anche arrivare ad uccidere e a mettere vita e morte sul piano di una stessa sfida. Sentimenti, rituali naif, la musica come linguaggio e comunicazione, l'amore per la propria tradizione, la spinta del rapporto d'amore: il ritratto è denso, colorato, scoppiettante, Gatlif lo dipinge senza risparmiarsi e coglie il cuore profondo di quelle popolazioni. Certo l'occhio del regista è dalla loro parte, non manca qualche forzatura, ma non c'è trionfalismo. Tra eccessi e passaggi un po' tirati via, il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come discutibile, anche per qualche scabrosità, ma con presenza di temi adatti a dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, e recuperato i situazioni mirate, nell'ambito di un cinema che offre contributi per una migliore comprensione del rapporto fra culture diverse.

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