CENTRAL DO BRASIL

Valutazione
Accettabile, Problematico, dibattiti*
Tematica
Famiglia - genitori figli
Genere
Drammatico
Regia
Walter Salles
Durata
Anno di uscita
1998
Nazionalità
Brasile
Titolo Originale
Central do Brasil
Distribuzione
Mikado (1998)
Musiche
Antonio Pinto, Jacques Morelembaum

Origine:Brasile (1998) - Sogg.:Walter Salles- Scenegg.:Joao Emanuel Carneiro, Marcos Bernstein - Fotog.:(Scope/a colori)Walter Carvalho - Mus.: Antonio Pinto, Jacques Morelembaum - Mont.:Isabelle Rathery, Felipe Lacerda - Dur.:115' - Prod.:Arthur Cohn, Martine De Clermont-Tonnerre

Interpreti e ruoli

Fernanda Montenegro (Dora), Vinicius De Oliveira (Josuè), Marilia Pera (Irene), Soia Lora (Ana), Othon Bastos (Cesar), Otavio Augusto (Pedao), Stela Freitas (Yolanda), Matheus Nachtergaele (Isaias), Cajo Junqueira. (Moises)

Soggetto

Dora, ex insegnante e nubile, si è inventata un nuovo lavoro: scrive lettere per conto dei tanti analfabeti che si riversano ogni giorno nella principale stazione di Rio de Janeiro. Tra i clienti capitano la giovane Ana e suo figlio Josuè di nove anni. Ana vuol fare incontrare il figlio con il padre, che non ha mai conosciuto e che vive in una zona sperduta del Brasile nord-orientale. Quando esce dalla stazione, Ana viene investita da un autobus e muore. Josuè rimane solo, Dora lo avvicina e pensa di trarne profitto, vendendolo ad un mercante d'infanzia. Ma poi capisce l'errore, torna a riprenderlo e,a quel punto,decide di accompagnarlo al paese del padre. Su mezzi di trasporto precari e di fortuna, i due attraversano territori sconosciuti, fanno conoscenze, rimangono senza soldi, superano momenti di tristezza, si trovano coinvolti in riti e processioni religiose, arrivano nel paese indicato: il padre è però disperso, ma, al posto suo, Josuè trova due fratelli, una famiglia nuova e, soprattutto, il valore di un'esperienza affettiva che non potrà più dimenticare.

Valutazione Pastorale

Si tratta di un film brasiliano (finalmente qualche nuovo segnale da una cinematografia che sembrava aver perso lo slancio degli anni '60-'70) emozionante e commovente, capace, senza fare proclami e sbandierare soluzioni preconcette, di parlare a chiunque abbia mente e cuore aperti al desiderio di far parte di una famiglia umana dove il sorriso, e non il pianto, sia il legame che tutti unisce. Un viaggio come occasione per scoprire e definire la propria identità: che per il bambino si identifica con la figura del padre, per Dora con la scoperta di quei sentimenti materni e di quegli slanci affettivi che aveva sempre ostinatamente negato a se stessa. In più, mentre fa maturare questi caratteri, il film va a fondo nel denunciare i mali del Brasile contemporaneo (la vendita degli adolescenti, la piaga dell'analfabetismo, la povertà delle regioni periferiche) e insieme mette in primo piano la voglia di crescita dell'individuo, la ricchezza insita in ogni persona, il valore della vita di ciascuno e di tutti. Attraversato da fremiti di dolore e di gioia, il film dedica attenzione alla spiritualità brasiliana, tanto forte e radicata quanto talvolta confusa e spontanea. Dal punto di vista pastorale, il film è meritevole di molta attenzione, positivo nelle sue sfumature problematiche e adatto a dibattiti.
UTILIZZAZIONE: da utilizzare in programmazione ordinaria come proposta di qualità al di fuori dei titoli tradizionali, il film è comunque da recuperare in molte occasioni, per affrontare tematiche di grande attualità, quali:la famiglia,il senso della maternità, l'analfabetismo, il sentimento religioso, l'infanzia. E, più in generale,come esempio di cinema civile di denuncia.

Le altre valutazioni

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