Sogg. e Scenegg.: Krysztof Kieslowski, Krysztof Piesiewicz - Fotogr.: (panoramica/a colori) Slawomir Idziak - Mus.: Zbigniew Preisner - Montagg.: Jaques Witta - Dur.: 100' Co-Produz.: Sideral Productions, Paris; Tor Production, Varsovie; Norsk Film, Norvege
Interpreti e ruoli
Irene Jacob (Veronika/Veronique), Philippe Volter. (Alexandre Fabbri), Sandrine Dumas
Soggetto
due ragazze molto belle, che non si conoscono e vivono lontane, una, Veronika, a Cracovia, l'altra, Véronique, a Parigi, si somigliano, come fossero gemelle, studiano canto ambedue. Senza saperlo, Véronique, recatasi a Cracovia per un viaggio di studenti, ha fotografato di lontano Veronika fra altri giovani. Veronika ha un legame amoroso con un giovanotto, ma la sua vera passione è la musica, perciò, nonostante intuisca la gravità della malattia, che le provoca forti dolori al petto, ogni volta che con la sua splendida voce raggiunge note particolarmente acute, continua a studiare canto, vince un importante concorso, e viene scelta come solista per un grande concerto in teatro. Qui, mentre canta una melodia triste e suggestiva, composta da un antico maestro, davanti ad un pubblico entusiasta, la giovane cade a terra morta. In quello stesso momento Véronique, che stava vivendo a Parigi un felice incontro amoroso, prova improvvisamente una profonda tristezza, come se le fosse accaduta una sciagura, ode dentro di sé la melodia che Veronika stava cantando, e rinuncia improvvisamente a diventare cantante, dedicandosi invece all'insegnamento della musica in una scuola. Qui incontra un giovane e sensibile artista, Alexandre Fabbri che è un raffinato marionettista e ha scritto molti poetici racconti per bambini; quel giorno, egli rappresenta per i piccoli allievi la storia di una ballerina, che, rottasi una gamba, diventa una farfalla. In seguito, dopo molti strani messaggi inviatile da Alexandre, Veronique risponde al suo appello, e si lega a lui con un profondo rapporto amoroso. Un giorno egli scopre fra le foto fatte a Cracovia da Véronique quella in cui appare Veroníka, e la mostra alla sua innamorata, credendo che ritragga lei. Con grande turbamento, Véronique vede così finalmente "l'altra", tanto uguale a lei, e della quale ha sempre indovinato l'esistenza, in modo che spesso le è sembrato di vivere contemporaneamente in due posti diversi.
Valutazione Pastorale
molti i temi affrontati, con un esercizio acrobatico di alto virtuosismo. Né si fa fatica ad enumerarli, poiché l'inconscio, la difficoltà del comunicare, la Morte e l'impero del Caso sono ben presenti nel film. L'esistenza dell' "altro", del sosia o doppio (motivo di per sé non nuovo), appare, in fondo, più che una coincidenza, poiché determina una sensazione di disagio per essere stati separati da un gemello, nato altrove e altrove radicato, morto o vivente che egli sia. Da qui impressioni, premonizioni e legami oscuri, che la sola ragione non riesce ad afferrare, ma che la vita si incarica di fare uscire a sorpresa dal "grande bussolotto" in cui sta racchiusa l'Umanità. Nell'ombra, un burattinaio (qui si potrebbe identificarlo e cifrarlo nel creativo Alexandre), che stende la trama e tira i fili, perché durante lo spettacolo - come dice lui - "una ballerina può sciuparsi e la sua gemella è indispensabile". Nel film la prima - la Veronika di Cracovia - muore cantando e si muta in una farfalla, l'altra continua, ma vive come una superstite, forse ora del tutto svuotata, avendo perduto per sempre colei con cui formava un unicum. Tema arduo, ambizioso e sconcertante senza dubbio comunque di disagevole lettura. Il film di Kieslowski offre grandi suggestioni, massimamente di natura intellettuale, sollecita inquietudini e turba per le sue frequenti incursioni negli oscuri meandri dell'essere umano. Difficile non soggiacere al suo fascino e altrettanto difficile decifrarne ogni dettaglio, perché la simbologia è permanente fino all'ossessione, talché a volte il film si chiude nell'ermetismo più arduo. L'insolito rapporto fra le due ragazze appare un pò meno in parallelo come all'inizio, così che qualcosa di algido e di elaborato parla più all'intelletto che all'emozione, recuperata tuttavia con la toccante semplicità dei fotogrammi conclusivi. Su di un film tanto creativo e di siffatta tematica si può discutere a lungo. La chiave di lettura del lavoro può riconoscersi con fondamento nella breve frase del burattinaio, a riguardo delle due marionette che gli sono necessarie: quella che da farfalla irridescente torna nel buio del Mistero e l'altra che è condannata a portare comunque a termine lo spettacolo della Vita. Alla suggestione ed al clima che ne consegue ben contribuiscono la fotografia di grande qualità (per esattezza e nitore di immagini), nonché il leit-motif di una musica lacerante. Irene Jacob ha dato alle due finte gemelle tutta la sensibilità, gli smarrimenti e le lacrime indispensabili, prodigandosi in ambedue i ruoli per differenziarne la cifra, con intensa partecipazione.