Sogg.: Liliana Betti - Scenegg.: Marco Ferreri, Liliana Betti, Riccardo Ghione - Fotogr.: (normale/a colori) Mario Vulpiani - Mus.: Gatto Barbieri - Montagg.: Ruggero Mastroianni - Dur.: 89' - Produz.: Società Olografica Italiana
Interpreti e ruoli
Jerri Calà (Benito), Sabrina Ferilli (Luigia), Valentino Macchi, Letizia Ranieri, Anna Duska Bisconti, Luciana De Falco
Soggetto
il quarantenne Benito a malapena sopravvive in una Roma periferica e degradata: con l'aiuto di un poveraccio che gli fa da assistente, vende per strada detersivi. Il suo corpo l'ossessiona, ne misura di continuo la temperatura, ne controlla attento quasi sempre invano le pulsioni, poiché è un erotomane sfrenato. Al diario che puntigliosamente scrive, Benito affida le notazioni più intime, dominato com'è sia da Luigia sua amante (ma lei di uomini ne trova a piacer suo, il che lo rende geloso), sia da facili amorazzi. Il piazzista vive la "vita bassa" del proprio corpo nel suo miserevole diario, trasmigrando da pensioncine a camere d'affitto, una più squallida dell'altra, frugando nelle sottane di ogni sconosciuta che stia al gioco, pronto a possedere anche donne incinte, come disponibile a cantare con una ragazzetta in un giardino pubblico, infelice o velleitario che sia. Un giorno gli imbianchini che rimettono a nuovo una camera scoprono il diario ossessionante del venditore di detersivi: è tutto ciò che rimane di un uomo qualunque, spia malata delle sensazioni dei propri organi, sparito nel nulla.
Valutazione Pastorale
nella sua carriera, di film pregevoli, acuti e spericolati Ferreri non ne ha fatti pochi. Anche per questo motivo spiace sempre quando un artista realizza un prodotto dissennato in cui i personaggi affratellati sono due: l'erotomane (Jerri Calà) e il suo quaderno, ossia il controllore ossessionato dalla fisiologia corporale, per pulsioni e scacchi sessuali, da un lato, e, dall'altro, la pagina, vergata da righe convulse, angosciate e sgangherate. Questo Benito contabile maniacale nel proprio fallimento, sognatore a suo modo, con amante fissa, ma anche palpatore incontenibile di vogliose donne il regista ha fatto bene a non lasciarcelo morto nel suo ultimo rifugio, magari suicida in una tinozza colma di detersivi. L'uomo e la sua residua linfa vitale sembrano essersi dissolti, come fagocitati dall'ambiente. Ne restano solo il diario, che ripugna perfino alla pietà, e il film.