Orig.: Danimarca (1998) - Sogg. e Scenegg.:Lars Von Trier - Fotogr.:(Normale/a colori)Lars Von Trier - Mus.:brani da autori vari - Montagg.:Molly Malene Stensgaard - Dur.:107' -Prod.: Zentrope Entertainment 2 APS e DR Tv, Danish Braodcasting Corporation.
Interpreti e ruoli
Bodil Jorgensen (Karen), Jens Albinus (Stoffer), Anne Louise Hassing (Susanne), Troels Lyby (Henrik), Nikolaj Lie Kaas (Jeppe), Henrik Prip (Ped), Luis Mesonero (Miguel), Louise Mieritz (Josephine), Knud Romer Jorgensen (Axel), Anne-Grethe Bjarup Riis (Katrine)
Soggetto
Un gruppo di giovani si riunisce in un piccolo paese della Danimarca con un obiettivo molto particolare: hanno deciso di fare gli "idioti", di assumere comportamenti da ritardati mentali e presentarsi così nei ristoranti, nelle case, in altri luoghi del quartiere. Casualmente a loro si unisce Karen che, all'inizio perplessa, si lascia poi coinvolgere dalla situazione. Il gruppo alloggia nella grande villa che Stoffer ha ricevuto in consegna dallo zio perchè ne curi la vendita.Arrivano dei compratori, che vengono scoraggiati dalla prospettiva della vicinanza di una casa di ricovero per handicappati mentali. Arriva lo zio per controllare il lavoro svolto, ma capisce che quacosa non va, ammonisce il nipote e va via. Il gruppo va di casa in casa,e,una volta, riceve la visita di un emissario di un comune vicino che fa la proposta di trasferire in quel territorio gli handicappati in cambio di una somma di denaro. Stoffer respinge il funzionario con violenza e a sua volta cade in preda ad un attacco di bile.Ripresosi, accoglie la proposta degli altri di organizzare una festa per il proprio compleanno. Il gioco finale lo sceglie lui, ed è quello dell'ammucchiata. Non tutti intendono partecipare. Anzi tra Josephine e Jeppe nasce un timido,ma forte sentimento d'affetto. Poco dopo arriva il padre di Josephine che, nonostante i tentativi di alcuni,porta via la figlia che ha problemi psichici. Per il gruppo è un brutto momento. Stoffer ritiene che sia il momento che ciascuno torni nelle proprie sedi e lì si comporti da idiota. Tocca ad Axel, che però rifiuta di presentarsi da moglie e figlio in vesti di scemo. Tocca allora ad Henrik, che è insegnante e sul momento accetta. Ma, una volta in aula con alcune anziane colleghe davanti, non ce la fa e si comporta come sempre. Karen allora ringrazia tutti, dice che è il momento di tornare a casa e chiede a Susanne di accompagnarla. La madre e le sorelle la accolgono con freddezza: Karen ha perduto il figlio piccolo,e non ha avuto la forza di presentarsi al funerale. Arriva il marito, che quasi non la guarda.Si mettono a tavola.Tutto è gelo, e allora Karen fa l' 'idiota'. Il marito le da uno schiaffone. Susanne la prende per mano e insieme lasciano la casa.
Valutazione Pastorale
Ci fu grande dibattito, tre anni fa,all'uscita de "Le onde del destino", il film che impose all'attenzione internazionale il nome di Lars Von Trier. La cosa potrebbe ripetersi in questa occasione, perchè ancora una volta il regista danese non esita a gettarsi in maniera diretta e frontale nelle contraddizioni tanto più evidenti quanto meno condivise della società di fine millennio che vede scorrergli intorno. Assumendo come protagonisti un gruppo di giovani che decidono di muoversi per strade, case e luoghi pubblici come 'idioti', ossia mentalmente ritardati, Von Trier sceglie la strada più difficile e rischiosa: quella della ricerca di una nuova 'innocenza', di uno sguardo 'puro' sulle cose, unica via per tornare al grado zero dell'equilibrio interpersonale e quindi ripartire verso una nuova consapevolezza civile. Bisogna del resto avere presenti l'atmosfera chiusa delle società scandinave,la freddezza dei rapporti familiari,la rigida ritualità della chiesa protestante per comprendere in pieno come l'approdo alla pazzia diventi un esito per certi versi già scritto e inevitabile. Di più qui (ed è un passo avanti rispetto a "Le onde del destino")c'è il fatto che la pazzia viene simulata, e non per banale autoesaltazione ma come sfida ultima di fronte al crollo di tutti i punti di riferimento. Non bastano le ideologie, non basta un materialismo consumistico privo di valori portanti, è tempo di tornare all' Utopia, la grande sfida. E' necessario ancora comunicare qualcosa, e proprio sul versante comunicativo, il film lancia la scommessa della ricerca della verità e della felicità. Il gruppo è felice perchè non subisce la precarietà del quotidiano. Ma per ogni utopia arriva il momento di confrontarsi con la realtà. E i conti alla fine non tornano. "E' stata una grande bugia" dice Stoffer. Il film quindi è da assumere come un paradigma. Viene a mente la frase: "Ti ringrazio, padre,perchè hai rivelato queste cose ai piccoli e agli stolti". Metafora cruda e amara sull'impossibilità di essere "anormali", il film poggia su uno stile frammentario e spezzato (primi piani aggressivi sui volti, oscillazione dell'immagine, sequenze sfocate, interviste di taglio documentaristico) che diventa parte integrante dell' Utopia, quasi uno stile 'idiota' che non cerca compromessi o indulgenze né offre consolazioni. Film quindi, dal punto di vista pastorale, da valutare come discutibile e complesso, da supportare con opportuni dibattiti.
Utilizzazione
Se é vero che il rispetto per la sensibilità dello spettatore va tenuto sempre in considerazione, ne consegue che la programmazione del film é da evitare in situazioni ordinarie e festive, per recuperarla in occasioni più mirate, dove sia possibile riflettere sulle numerose suggestioni che la pellicola offre come sofferta metafora del nostro tempo.