Sogg.: tratto dal romanzo "Jack in the box" di William Kotzwinkle - Scenegg.: William Kotzwinkle - Fotogr.: (normale/a colori) Peter Deming - Mus.: Stanley Clarke - Montagg.: Terry Stokes - Dur.: 84' - Produz.: Rachel Talalay
Interpreti e ruoli
Chris Young (Jack Twiller), Keith Coogan (Crutch Kane), Aeryk Egan (Peanut), Tricia Leigh Fisher (Gina Gabooch), Josie Bisset (Lily), Danny Nucci (Spider Bomboni), John Cameron Mitchell (Floyd), Jill Jaress, Beau Dremann, Lewis Arquette, Michael McKean
Soggetto
Jack Twiller, scrittore statunitense di un certo successo, rientrato dal lavoro si aggira per casa nei preparativi della serata, ascoltando distrattamente i messaggi della segreteria telefonica. La voce di un compagno di scuola dei suoi anni di liceale lo incuriosisce a richiamarne alla memoria i lineamenti. Lo identifica fra i ritratti di un vecchio albo dei diplomati anni '50, e subito il suo volto gli si anima nella fantasia, inducendolo ad una riflessione sulla propria vita e sulla caduta delle sue illusioni. Gli si ridestano così ricordi passati, che gli sembrano lontani anni luce. Gli ritornano alla mente gli ambienti e le persone di allora: il padre laconico e brusco, la madre protettiva e soffocante, il fratellino con la testa piena di fantasie da fumetto, che gioca a fare l'eroe e rivela curiosità precoci; gli passano davanti come in un film i suoi insuccessi di liceale svogliato e assente, cui il burbero preside preconizza, al massimo, un futuro di allevatore di pennuti; e poi i momenti di un trasloco voluto dai genitori e che lo disorienta, sradicandolo dal proprio habitat iniziale e dai primi amici; il sollievo che gli procura l'incontro con Crutch, il coetaneo fanfarone e timido che, piena la fantasia di vicende e immagini di rotocalchi e televisione, lo spinge alle prime avventure e ne condivide gli smacchi. Quindi le proprie smargiassate di giovincello in cerca di autonomia che si fa imbrogliare dal primo furbastro, dedito allo smercio di automobili in disuso, per darsi le arie di adulto al volante e suscitare l'ammirazione della prima ragazza che lo colpisce ... e via via i goffi approcci sentimentali con l'altro sesso, l'infatuazione per Gina, il matrimonio, la professione, il quotidiano al quale riapproda con un vago sorriso di indulgente compatimento. Quel riandare il proprio passato di ragazzo maldestro e acchiappanuvole gli servirà per completare un suo libro sull'amore.
Valutazione Pastorale
un romanzo di William Kotzwinkle ("Jack in the Box") che ne ha steso la sceneggiatura, serve a Robert Shaye da falsariga per un filmato di ovvietà, piuttosto piatto e insignificante, in cui i tentativi di enfatizzare i comportamenti maldestri comuni a tutti nel difficile trapasso dall'adolescenza all'età adulta conseguono il non esaltante risultato di rendere il protagonista un imbecille e le sue gesta risibili. Timidi e un po' goffi siamo stati tutti a suo tempo, ma forse non proprio deficienti come questo improbabile Jack. L'idea se pur non nuova di ripercorrere le vicende e i sogni del proprio passato avrebbe potuto offrire spunti interessanti per un film sul mondo giovanile. Qui però la psicologia dell'adolescente si riduce a vaghi cenni al suo mondo di fantasie ingannevoli, i suoi tentativi di tradurlo in vissuto, il suo protagonismo avventato. Anche il riferimento all'immaginario, desunto da letture di evasione e da racconti televisivi in rosa, pur fastidiosamente ricorrente (anche la pubblicità di un cacciavite si anima a grillo parlante), risulta esteriore e strumentale a sequenze di scimmiottamenti banali. È vero che fumetti e filmetti influiscono sui minori e inducono ad atteggiamenti inconsueti, ma di concreto, in questo film c'è quasi unicamente l'assunzione di un linguaggio scurrile o allusivo a volgarità, e di spavalderie becere e risibili.