Orig.: Italia (1999) - Sogg. e scenegg.: Andrea Piva - Fotogr.(Panoramica/B&N): Gianenrico Bianchi - Mus.: Ivan Iusco con la collaborazione di Nicola Cipriani e Russolo - Montagg.: Thomas Woschitz e Alessandro Piva - Dur.: 75' - Produz.: Umberto Massa, Alessandro Piva, Valerio Bariletti.
Interpreti e ruoli
Dino Abbrescia (Minuicchio), Paolo Sassanelli (Pasquale), Mimmo Mancini (Carrarmato), Dante Marmone (Sabino), Mino Barbarese (Pinuccio), Teodosio Barresi, Nicola Pignataro, Tiziana Schiavarelli, Rosalba Partipilo, Manrico Gammarota, Pinuccio Sinisi, Lucio Zagaria
Soggetto
Nella periferia di Bari due giovani balordi, Pasquale e Minuicchio, si avvicinano ad un binario ferroviario: dal treno devono ricevere un pacchetto con la droga richiesta. Il complice albanese però getta la merce più avanti rispetto al punto stabilito. I due non la trovano e a mani vuote tornano da Carrarmato, il boss locale, che non prende bene la cosa. In questo modo infatti non sarà in grado di rifornire la sala giochi dentro un bar, luogo nascosto di smistamento e di vendita. Due ragazzi trovano la droga, la vendono a dei sicari, mentre nel locale di notte entra a forza una donna che cerca il marito, e Sabino, il gestore, è incalzato sia da alcuni avventori sia dai poliziotti. Arriva poi un uomo che vuole portare via soldi e droga che nel frattempo Pasquale e Minuicchio hanno recuperato, Nella collutazione che segue, Sabino resta ferito. Carrarmato e gli altri lo soccorrono e lui si riprende odorando uno spinello. Alcuni spezzoni musicali chiudono la vicenda.
Valutazione Pastorale
Si tratta di un film a bassissimo budget (circa 300 milioni) realizzato nell'arco di un mese e girato in bianco&nero. "L'obiettivo- dice il regista Alessandro Piva, 34 anni- é quello di restituire l'atmosfera tipica di certi ambienti di Bari, cercare di rappresentare la 'verità' di un contesto, rivendicando allo stesso tempo il diritto all'interpretazione, allo sguardo poetico sul mondo. Per fare questo non ci sono protagonisti forti, i personaggi evolvono poco o nulla, l'intreccio appare esile con la storia in secondo piano sulle caratterizzazioni 'antropologiche'. A questo va aggiunto l'uso continuato ed estremo del dialetto, incomprensibile per chi vive fuori". Un film provocatorio, dunque, piccolo nella durata (75'), povero nella veste produttiva e tuttavia con qualche motivo di interesse. Convince lo sguardo freddo e antiretorico con cui é osservato quel piccolo mondo di delinquentelli di secondo piano. Sembra azzeccato il modo non didascalico né sociologico di mostrare una marginalità fatta di povertà e disperazione. Ma certo, nell'insieme, il distacco da quel 'mondo' diventa estraneità, quasi indifferenza, e viene a mancare la capacità di stare vicini a quei derelitti per capirli e aiutarli nel loro vuoto esistenziale. E' assente proprio la poesia che il regista voleva esprimere. I sottotitoli che spiegano il dialogo frenano forse in parte le emozioni; il turpiloquio e l'accostamento tra droga e adolescenti sono temi che inducono a qualche maggiore attenzione. Dal punto di vista pastorale, il film offre un ritratto a corrente alternata, originale e vivo da un lato, affrettato e poco incline alla denuncia di situazioni non esemplari dall'altra. Film quindi da valutare come discutibile, sottolineandone le scabrosità ricorrenti.
UTILIZZAZIONE: più che in programmazione ordinaria, il film si rivolge ad occasioni mirate e per un pubblico motivato, laddove sia possibile trarne indicazioni per una riflessione sul degrado di certe zone italiane alle soglie del terzo millennio.