Orig.: Italia (1999) - Sogg.: liberamente tratto dal romanzo "Branchie" di Niccolò Ammaniti - Scenegg.: Fulvio Ottaviano, Francesco Ranieri Martinotti - Fotogr.(Panoramica/a colori): Marco Cristiani - Mus.: Andrea Rocca - Montagg.: Mauro Bonanni - Dur.: 100' - Produz.: Laurentina Guidotti per Iterfilm e Aliafilm.
Interpreti e ruoli
Gianluca Grignani (Marco), Valentina Cervi (Maria/Livia), Tomas Arana (il chirurgo), Paola Quattrini (Eugenia), Gianluca Gobbi ( mamma di Marco), Andrea Bove.
Soggetto
Il giovane Marco lavora in un acquario, é malato, ha tre mesi di vita. Dall'India arriva la lettera di una certa signora Margareth: lo invita a raggiungerla, gli offre di costruire un grande acquario sul posto. Livia, la ragazza, dice che non si sente in grado di affrontare il viaggio. Marco arriva in India. Qui incontra quattro ragazzi che formano un gruppo musicale: la banda dell'ascolto profondo. C'è poi anche Maria, che cerca di tenere Marco legato al gruppo.La banda va a suonare a casa dell'americano Ruco. La figlia di questi chiede a Marco di suonare, e poi lo invita a bere un gaspacho. Dentro ci sono alcune droghe, che danno a Marco immediate allucinazioni. Lui ora é in clinica, dove incontra Eugenia, la mamma, ringiovanita. Gli amici aiutano Marco a liberarsi, insieme fuggono, vedono un chirurgo intento a preparare i trapianti di organi, liberano i bambini dalle gabbie, li riportano a casa e tutti fanno festa. Decidono di tornare al laboratorio per catturare il chirurgo. Qui c'è una bomba che poco dopo esplode. Tutto il gruppo ora é sulle ali di una nuvola. Al cimitero Livia si raccoglie difronte alla tomba di Marco.
Valutazione Pastorale
Si tratta di un film incredibilmente scialbo, insipido, insignificante. Il copione zoppicante e frammentario impedisce a qualche buona intenzione presente nel racconto di venire a galla (il tema del trapianto di organi é serio e delicatissimo). Se il racconto é da vedere come un sogno/delirio del protagonista ormai prossimo a morire, tutta la parte in India (quella prevalente) assume toni solo grotteschi e risibili (vedi la sequenza a casa dell'americano). Se si voleva coinvolgere un cantante famoso tra i giovani, si é sbagliato a volerlo far recitare: la piattezza espressiva domina incontrastata. Insomma prevalgono le incongruenze, sia nel racconto che nella messa in scena (perchè quei due personaggi femminili -Maria e Livia- affidati a Valentina Cervi?), dove pure la regia di Ranieri Martinotti dimostra in certi passaggi di potere comporre ritratti e situazioni di qualche interesse. Dal punto di vista pastorale, il film rimane però in prevalenza contrassegnato da una generalizzata superficialità: é inconsistente, perché mai in grado di dare qualche peso alla vicenda che viene raccontando,quindi anche velleitario.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in occasioni mirate (cinema italiano per fasce giovanili), tenendo presente quanto detto sopra in merito alla sua scarsa consistenza.