Orig.: Stati Uniti (1999) - Sogg.: tratto da 'The sixteenth round' di Rubin Hurricane Carter e 'Lazarus and the Hurricane' di Sam Chaiton e Terry Swinton - Scenegg.: Armyan Bernstein, Dan Gordon - Fotogr.(Panoramica/a colori): Roger Deakin - Mus.: Christopher Young - Montagg.: Stephen Rivkin - Dur.: 140' - Produz.: Armyan Bernstein, John Ketcham, Norman Jewison.
Interpreti e ruoli
Denzel Washington (Rubin 'Hurricane' Carter), John Hannah (Terry Swinton), Deborah Kara Unger (Lisa Peters), Liev Schreiber (Sam Chaiton), Vicellous Reon Shannon (Lesra Martin), David Paymer (Myron Beldock), Dan Hedaya (Vincent Della Pesca), Harris Yulin (Leon Friedman), Debbi Morgan (Mae Thelma), Rod Steiger (giudice Sarokin)
Soggetto
Rubin Carter detto 'Hurricane' é un pugile di colore in grande ascesa. Si sta preparando a combattere per il titolo dei pesi medi, quando viene arrestato insieme ad un altro uomo per l'omicidio di tre persone in un bar del New Jersey. Il 27 maggio 1967 la giuria, composta da soli bianchi, giudica Carter e l'amico Artis colpevoli e li condanna all'ergastolo. In prigione Carter decide dopo qualche tempo di scrivere la storia dell'ingiustizia subita. Nel settembre 1974, mentre viene pubblicata l'autobiografia di Carter, due testimoni ritrattano le accuse formulate in tribunale. Anni dopo, Lesra Martin, un giovane disadattato che vive in Canada, trova per caso il libro, lo legge, ne rimane colpito, e inizia una corrispondenza con Carter. Convinto dell'innocenza del pugile, il ragazzo persuade i suoi assistenti sociali (Terry, Lisa e Sam) a impegnarsi in una battaglia civile per la scarcerazione di Carter. Riluttante all'inizio a collaborare con degli sconosciuti, Carter è a poco a poco conquistato dalla loro passione e li aiuta come può. E' il novembre 1985, quando il giudice Sarokin invalida i verdetti di colpevolezza del secondo processo per 'gravi violazioni costituzionali'. Passano altri tre anni di appelli, prima che, il 26 febbraio 1988, un altro giudice firmi l'ordine di proscioglimento. A ventidue anni di distanza dai fatti successi in quel bar.
Valutazione Pastorale
Il personaggio é autentico, i fatti sono veri: così capita in tanto cinema americano di questi anni, che va a rileggere episodi di cronaca più o meno clamorosi dalla ricostruzione dei quali è però possibile trarre spunto per denunciare corruzione, malcostume, ingiustizie. O, in questo caso, il razzismo verso i cittadini di colore. La scelta del soggetto è stata fortemente voluta da Denzel Washington, che si è attribuito il ruolo del protagonista, e ha dato a Carter accenti di sofferto realismo: passano sul suo volto le sfumature della delusione, della rabbia, della rassegnazione, del dolore represso ma non placato per l'ingiustizia subita. La coscienza del bene e del male, la conquista della libertà come spazio vitale per l'individuo, la verifica delle solidarietà cadenzano il dipanarsi della vicenda, diluita lungo 2h e 20' ma sempre avvincente: merito va al veterano Norman Jewison che mette in campo tutto il proprio alto mestiere e dirige un racconto secco e senza tanti fronzoli. E nelle pieghe dell'azione ci sono anche citazioni non banali dalla Genesi. Dal punto di vista pastorale, il film, ricco di temi anche pedagogicamente interessanti, é da valutare come accettabile, e problematico nelle sue molte sfaccettature.
UTILIZZAZIONE: notevole come spettacolo quanto ad interpretazione e realizzazione, il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da recuperare in altre occasioni, anche nell'ottica del filone (o sottogenere) cinema/pugilato.