Orig.: Francia (1998) - Sogg.: tratto liberamente da "Les Ailes de Julien" di Denis Belloc - Scenegg.: Sandrine Veysset - Fotogr.(panoramica/a colori): Hélene Louvart - Mus.: Henry Lancillotti (parole di Sandrine Veysset) - Montagg.: Mathilde Grosjean - Dur.: 88' - Produz.: Humbert Balsan.
Interpreti e ruoli
Jeremy Chaix (Victor), Lydia Andrei (Triche), Mathieu Lané (Mick), Skan Guenin (Robert), Chantal Malebert (madre di Mick), Paulette Benson (Mira), Nicole Richard (madrina di Triche), Maryline Destor (madre di Victor), Laurent Fruleux (padre di Victor), Catherine Winterman (portiera), Andrée Veysset . (fornaia)
Soggetto
A fine giornata, stanchissimo, Victor, dieci anni, si addormenta dentro ad una giostra. Tutt'intorno c'é il luna-park con tanti rumori e tante luci. Victor é scappato di casa. Mick, venticinque anni, figlio di una giostraia affettuosa e protettiva, vede il piccolo Victor e lo prende con sé. Mick, un po' fragile e impacciato, é innamorato di Triche, trenta anni, che di giorno sta in casa e di notte si prostituisce. Mick va da Triche e poi lascia il bambino lì. Triche cerca di liberarsene, lo riporta fuori, va al lavoro ma,quando torna, lui é ancora davanti alla sua porta. Triche allora decide di tenerlo con sé. Victor si taglia i capelli per essere diverso da prima e dimenticare il passato (i genitori avevano rapporti davanti a lui). A poco a poco Victor comincia a giocare con Robert, figlio della portiera, e ritrova le gioie dell'infanzia. Ma la tranquillità non dura molto. Ben presto Triche si dimostra non in grado di continuare la propria vita e quella di 'madre' del piccolo. Robert viene invitato a non giocare più con il coetaneo. Victor sente di essere nuovamente solo. Nella notte della città, il bambino si sente proiettato in un brutto sogno: è come il nano Simplet con una camicia da notte troppo lunga e il berretto da cui spuntano le orecchie.
Valutazione Pastorale
Nel 1996 con "Ci sarà la neve a Natale?", sua opera prima, Sandrine Veysset, aveva proposto un ritratto amaro e insieme poetico della dura vita di una famiglia in campagna tra realismo e toni lirici. Molti temi tornano in questa storia: l'infanzia violentata, la difficoltà di tenere compatto il nucleo familiare, la tenacia nel cercare un equilibrio tra i propri e quelli degli altri. Il tutto, ancora una volta, raccontato con un 'occhio a contorni autentici e realistici e con l'altro alla dimensione del sogno. Il risultato é una sorta di fiaba impura e disordinata: la miscela tra i due aspetti produce una metafora non sempre lucida, a tratti ripetitiva, priva di autentica freschezza. Tuttavia non viene mai meno il senso di una attenzione precisa per il riscatto e la crescita umana dei protagonisti, piccoli e grandi. Come nelle favole, il bambino fugge dall'orco e spera di incontrare la Fatina buona. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come discutibile, certamente problematico, e adatto a dibattiti.
UTILIZZAZIONE: più che in programmazione ordinaria, il film si presta bene ad una utilizzazione mirata,per riflettere sui temi dell'infanzia e del rapporto genitori-figli.