Orig.: Italia (1999) - Sogg. e scenegg.: Alberto Taraglio, Giannandrea Pecorelli - Fotogr.(Panoramica/a colori): Paolo Carnera - Mus.: Stefano Caprioli - Montagg.: Simona Paggi - Dur.: 91' - Produz.: Maurizio Tini.
Interpreti e ruoli
Claudia Gerini (Giulia), Claudio Santamaria (Davide), Paola Cortellesi (Rita), Claudio Contartese (Amerigo), Cristiano Callegaro (Graziano), Lucia Poli (giudice), Bianca Pesce (avvocatessa), Giuseppe Oppedisano (avvocato), Pierfrancesco Loche (agente immobiliare), Corinna Lo Castro . (Nicoletta)
Soggetto
Davide sta per divorziare da Giulia. La notte prima dell'udienza cade preda di un incubo in cui vive il suo divorzio come una specie di processo. In flash back torna al momento in cui Giulia aveva deciso di andare in America, ma poi aveva cambiato idea e insieme si erano messi a cercare casa. Dopo qualche tempo di vita in comune, cominciano a litigare e Giulia accusa malori. La sera prima di sposarsi, Davide esce con Nicoletta, e il giorno seguente evita il matrimonio. Si lasciano, poi lui rischia per salvarla e tornano insieme. Qualche mese dopo si sposano. Fanno vita ritirata, lei vuole un figlio, lui no. Ne prendono uno in affido, ma più tardi il bambino vuole cambiare. Giulia allora va via di casa e dice che è finita. Davide invece fa sapere all'avvocato che non vuole divorziare. Quando però il giudice, una donna, pronuncia la sentenza di divorzio, Davide in aula spara e, minacciando, porta via Giulia. A questo punto Davide si sveglia, corre in tribunale, raggiunge Giulia, cerca di ritardare il momento dell'udienza, poi però si separano. Tempo dopo, ecco Giulia che battezza il figlio. Davide è il padrino e anche il padre.
Valutazione Pastorale
Dice Alberto Taraglio, regista e coautore del copione: "Davide e Giulia sono i tipici esemplari di una generazione tra gli anni '80 e '90 piena di contraddizioni, disincantata eppure tendente ad un assoluto ideologico e sentimentale che il suo stesso disincanto sembra negare, che aspira a mettere ordine nei legami affettivi ma sembra condannata al disordine perpetuo da una specie di bulimia, dalla mancanza quasi completa di senso di responsabilità, oltre che dalla nevrosi di non sapere quello che vuole e di non saper volere quello che ha". Sono osservazioni che inquadrano perfettamente il film, ma ne dicono le intenzioni, ossia disegnare un ulteriore ritratto dello sbandamento dei trentenni italiani di oggi, sprofondati nella confusione, dalla quale alcuni vorrebbero sinceramente emergere ma nella quale altri comodamente rimangono perchè tutto sommato fa comodo. Alle intenzione corrisponde una realizzazione molto leggera e poco incisiva. Si salva la capacità di mettere insieme, in sintesi, tutti gli ostacoli, genuini e fasulli, che una certa retorica sociologica ha costruito per fare del matrimonio un luogo di paure e di inibizioni; è da accogliere bene il tono non pessimistico e non distruttivo dei comportamenti dei due protagonisti. Un quadro che, sia pure con qualche riserva, rende il film, dal punto di vista pastorale, accettabile. Anche se a prevalere resta uno svolgimento fin troppo semplicistico, antiquato, poco stimolante: male endemico di troppo cinema italiano.
UTILIZZAZIONE: deboluccio per la programmazione ordinaria, il film può essere recuperato per occasioni in cui si parla di coppia e di matrimonio nell'Italia a cavallo del Duemila.