BREAD AND ROSES

Valutazione
Accettabile-riserve, Problematico, dibattiti
Tematica
Lavoro, Politica-Società, Rapporto tra culture
Genere
Drammatico
Regia
Ken Loach
Durata
112'
Anno di uscita
2000
Nazionalità
Gran Bretagna
Titolo Originale
Bread and Roses
Distribuzione
BIM - Columbia TriStar Films Italia
Musiche
George Fenton
Montaggio
Jonathan Morrison

Orig.: Gran Bretagna (2000) - Sogg. e scenegg.: Paul Laverty - Fotogr.(Panoramica/a colori): Barry Ackroyd - Mus.: George Fenton - Montagg.: Jonathan Morrison - Dur.: 112' - Produz.: Rebecca O'Brien.

Interpreti e ruoli

Pilar Padilla (Maya), Adrien Brody (Sam), Elpidia Carrillo (Rosa), Jack McGee (Burt), Monica Rivas (Simona), Lilian Hurst, Frank Davila.

Soggetto

Clandestinamente e dopo non poche difficoltà, la giovane messicana Maya riesce ad entrare negli Stati Uniti. Qui si ricongiunge alla sorella maggiore Rosa, impiegata come donne delle pulizie in un grattacielo dove si trovano gli uffici delle più importanti compagnie d'affari di Los Angeles. Rosa vive in città da anni, è sposata con figli ma il marito sta molto male e necessita di cure costose che lei non sempre può permettersi. Rosa accompagna Maya a parlare con il responsabile dei dipendenti, un uomo senza scrupoli che impone il pugno di ferro, orari senza limite e salari ridotti all'osso. Nessuno protesta per paura di essere licenziato, e anche Maya a queste condizioni prende servizio. Non riesce però ad accettare tutto in silenzio,e così quando negli uffici si affaccia il sindacalista Sam, ritiene di doverlo seguire nel suo operato. Sam fa opera di mobilitazione presso gli altri lavoratori, ma le reazioni sono contrastanti: se alcuni sono d'accordo, in molti la paura di perdere il posto prevale su possibili rivendicazioni. Tra questi c'é anche Rose, che caccia di casa Sam. Tra le sorelle la situazione comincia a farsi tesa. Quando sei lavoratrici vengono licenziate, Maya scopre che è stata proprio Rose a denunciarle, e la rabbia reciproca esplode con forza. Poco dopo Maya ruba in un negozio i soldi che servono a mandare all'università un giovane del gruppo di lavoro. Intanto il corteo dei lavoratori, organizzato da Sam, sfila compatto davanti agli uffici, chiedendo garanzie e giustizia. Arriva la polizia e i manifestanti vengono arrestati. Quando è il turno di Maya, si scopre che su di lei pesa l'accusa di furto. Pertanto per lei, come clandestina, c'é l'espulsione con pena di arresto nel caso rimetta piede negli USA. Dal pullman che la riporta oltre confine saluta i compagni di quel periodo di lotta.

Valutazione Pastorale

"Vogliamo il pane ma anche le rose" urla il sindacalista Sam, riprendendo un 'espressione inventata da Rosa Luxembourg e fatta propria dalle 15 mila donne che l'8 marzo 1908 marciarono su New York. Non si può certo dire che a Ken Loach manchi la coerenza. Anche quando, come in questo caso, lavora su copioni scritti da altri, i temi che mette in scena sono quelli intorno ai quali il suo cinema ruota da oltre trenta anni: la lotta dell'operaio sfruttato contro il padrone oppressivo. La novità è che, mentre lo scenario delle storie era stato la Gran Bretagna, bersaglio di critiche spesso feroci, la denuncia si sposta ora sul territorio americano. Lavorando sempre con capitali britannici, Loach prende di mira le comunità di immigrati messicani e sudamericani, spesso clandestini, sfruttati fino all'inverosimile nella loro ricerca di un lavoro, una casa, una vita tranquilla. Il racconto é strutturato secondo moduli drammaturgici tanto elementari quanto credibili: accanto al conflitto principale tra operai e padroni, ci sono tutti gli altri, tra il sindacalista e i vertici del sindacato; tra le operaie di diversa provenienza; tra le due sorelle; tra l'impegno pubblico e l'insorgere di sentimenti affettivi privati. Momenti di ripetizione e passaggi meno riusciti rimangono in secondo piano: a Loach interessa stare accanto ai lavoratori in lotta, mantenere viva l'idea della ribellione, della necessità di non calpestare la dignità della persona. E' proprio sul piano del rispetto dei valori dell'individuo che la storia offre positivi terreni di riscontro. Se dunque qualche riserva va espressa quando il taglio ideologico incombe di più e toglie respiro ad una attenzione anche interiore per la persona che soffre, per il resto, dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come accettabile, sicuramente problematico e adatto a dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, e proposto per occasioni e rassegne sul cinema di impegno civile, di cui Loach é uno degli ultimi, appassionati, utopistici rappresentanti. Da utilizzare, con opportuni supporti, anche in contesti didattici (scuole medie superiori). E' possibile anche uan visione televisiva casalinga.

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