Orig.: Stati Uniti (2000) - Sogg. e scenegg.: Allison Burnett - Fotogr.(Normale/a colori): Changwei Gu - Mus.: Gabriel Yared - Montagg.: Ruby Yang - Dur.: 106' - Produz.: Amy Robinson, Gary Lucchesi, Tom Rosenberg.
Interpreti e ruoli
Richard Gere (Will), Winona Ryder (Charlotte), Anthony Lapaglia (John), Elain Stricht (Dolores), Vera Farmiga, Sherry Stringfield, Mary Beth Hurt
Soggetto
A New York Will Keane, cinquantenne proprietario di un ristorante, è conosciuto per la sua vita di incallito playboy. Le donne lo inseguono e lui si lascia andare senza porsi altre domande. Una sera nel proprio locale ad un tavolo l'anziana Dolores gli presenta la nipote Charlotte, giovane e di fragile aspetto. La ragazza colpisce Will in modo mai accaduto prima. Il giorno dopo lui le telefona con la scusa di farsi confezionare un cappellino per un'amica da portare fuori. Quando l'incarico viene compiuto, Will fa in modo che quel cappellino venga indossato proprio da Charlotte, che esce così con lui. In breve tra i due sembra nascere un' intesa profonda. Quando Will le dice che una storia tra loro non può avere futuro, Charlotte gli rivela di essere malata al cuore e di avere poco da vivere. Ad una festa Wil incontra Lynn, e si apparta con lei. Charlotte é gelosa, gli chiede se lo ha tradito, lui nega ma i due si lasciano. Will incontra Lisa, che è sua figlia ed è incinta. Passa qualche giorno, Will va da Charlotte, le dice che ha fatto uno sbaglio, chiede perdono, vuole provare ad amarla. Arriva Natale. Mentre pattina, Charlotte cade. Ricoverata in ospedale, ha un tumore in stato molto avanzato. Contro il volere di lei, Will fa venire un chirurgo da fuori New York. Viene effettuato l'intervento, ma Charlotte non sopravvive. Tempo dopo, Will in barca sul lago è con la figlia e il nipotino appena nato.
Valutazione Pastorale
Non ci sono dubbi sul fatto che si tratti di una tipica vicenda sentimentale con l'inserimento di sfumature drammatiche (o melodrammatiche) quando si affaccia e diventa protagonista la malattia di lei. A grandi linee si può dire che la storia ha una parte iniziale che stenta a decollare, una centrale più scorrevole, una conclusiva dove prevale il didascalismo. Will é l'uomo immaturo che di fronte ad una situazione inattesa dapprima non sa come comportarsi, poi cambia, cresce e acquista consapevolezza della necessità di affetti solidi e duraturi. Charlotte è la ragazza indifesa che la malattia rende, paradossalmente, più forte e decisa. L'andamento del racconto tende ad evolvere su versanti encomiabili, ma su tutto si sparge troppo zucchero, il tono è enfatico, calligrafico, strappalacrime. Nell'accumulare pianto e dolore in dosi massicce, si tralascia di occuparsi più seriamente di questi temi, e ciò che rimane é una sorta di fatalismo crepuscolare con spruzzi di new age: la consumazione del tempo, la presenza della morte come evento da accogliere senza domande né risposte; la vita comunque da continuare. Oscillando quindi tra facili emozioni, affrettati accostamenti amore-morte, e atteggiamenti qua e là eccepibili, il film, di prevalente stampo commerciale, rimane altalenante. Dal punto di vista pastorale, é da valutare come discutibile, e problematico per alcuni temi(la crescita sentimentale, la malattia...)appena abbozzati ma interessanti.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria. Da proporre come esempio di neoromanticismo dell'anno Duemila. Qualche supporto é utile per ragazzi e adolescenti in caso di visioni televisive e casalinghe.