Orig.: Stati Uniti (1999) - Sogg. e scenegg.: Gregg Araki - Fotogr.(Panoramica/a colori): Jim Fealy - Mus.: Daniel Licht - Montagg.: Gregg Araki - Dur.: 94' - Produz.: Damian Jones, Graham Broadbent, Gregg Araki.
Interpreti e ruoli
Kathleen Robertson (Veronica), Johnathon Schaech (Abel), Matt Keeslar (Zed), Kelly Macdonald (Mike), Eric Mabius (Ernest), Dan Gatto (Mutt), Linda Kim (Alison), Nathan Bexton . (cameriere)
Soggetto
Guardando direttamente verso lo spettatore, Veronica ricostruisce la propria storia. Ventenne è arrivata a Los Angeles con l'intento di fare l'attrice. Durante una rappresentazione teatrale, conosce Abel, critico freelance di musica rock e scrittore, e se ne innamora; poco tempo dopo in un locale incontra Zed, batterista di un complesso punk-rock e anche da lui é fortemente attratta. Abel e Zed a loro volta si dichiarano innamorati pazzi di Veronica. Dopo vari esperimenti, l'unica soluzione possibile è che tutti vadano a vivere insieme a casa di Veronica. Comincia così un menage a tre, con i due ragazzi che si odiano e lei che cerca di stuzzicarli. Per qualche tempo le cose vanno avanti, ma a lungo andare l'irresponsabilità di Abel e Zed si fa sentire: non lavorano, non cercano lavoro, non hanno i soldi per l'affitto. Un giorno Veronica rimane incinta, accetta di andare in vacanza con Ernst, il regista del programma tv in cui ha lavorato. Costui dichiara di volerla sposare. Veroniva accetta, ma, il giorno del matrimonio arrivano i due e la convincono a rinunciare. Veronica torna a casa con i due ragazzi. Nascono poi due gemelli, e loro tre dicono: "Sono nostri".
Valutazione Pastorale
La storia vorrebbe recuperare il tono spigliato e brillante della commedia leggera americana anni Trenta, tra equivoci, incomprensioni, e lieto fine. Quest'ultimo, in questo caso, sarebbe rappresentato da una vita a tre (due uomini e una donna) con due gemelli figli di non si sa quale padre. Lieto fine?Piuttosto presunzione, snobismo, indifferenza di fronte agli argomenti trattati. Tutto va bene, tutto è giusto, tutto serve per ridere e, intanto, per far passare determinati messaggi. Il film mette insieme una serie infinita di situazioni forzate e sconvenienti,e non offre una minima possibilità né di riflessione né di intelligente ironia sui fatti che propone. Dominano superficialità e disprezzo per alcuni valori fondamentali. Dal punto di vista pastorale, l'operazione é da valutare decisamente come inaccettabile e negativa.
UTILIZZAZIONE: l'utilizzazione é da evitare, sia in programmazione ordinaria, sia nell'ottica dell'argomento 'famiglia'.