Orig.: Francia (1999) - Sogg. e scenegg.: Erick Zonca, Virginie Wagon - Fotogr.(Panoramica/a colori): Pierre Milon - Mus.: non accreditata - Montagg.: Jean-Robert Thomann - Dur.: 63' - Produz.: Pierre Chevalier.
Interpreti e ruoli
Nicolas Duvauchelle (Esse), Yann Tregouet (Barruet), Joe Prestia (Tony), Jean-Jerome Esposito.
Soggetto
Ad Orléans S, diciotto anni, arriva tardi nel panificio dove lavora e viene subito licenziato. Si incontra con un'amica, passa la notte da lei, poi le ruba i soldi dello stipendio e scappa. Eccolo poco dopo a Marsiglia, confuso in un gruppo di ladri di appartamento. Adesso fa parte di una banda, e nei momenti liberi dai furti va in palestra dove impara a tirare di boxe. Vive a casa di Silvan, il boss; ne spia la fidanzata, poi riceve l'ordine di andare ad assistere una vecchia che vive sola e silenziosa. Quindi il fratello di Silvan lo mette a sorvegliare fuori della porta l'attività di una prostituta. Di nuovo tutto il gruppo si riunisce per andare a svaligiare un altro appartamento. Ma i tempi si allungano e arriva la polizia. Nella confusione della fuga, S spinge Silvan giù da un cornicione poi si allontana. Braccato, va dalla vecchia, cerca di rapinarla della pensione ma non ci riesce. Scappa e, mentre cammina lungo la strada, alle spalle una mano lo accoltella alla gola. Passa del tempo. S, con una evidente cicatrice sul collo, lavora di nuovo in un panificio. Riceve lo stipendio, prende dei soldi e li spedisce alla ragazza di Orléans cui li aveva rubati. Passa un operaio del panificio e lo invita ad una riunione politica.
Valutazione Pastorale
Zonca, nativo di Orléans, riprende i temi del disagio giovanile, già affrontati ne "La vita sognata degli angeli". Del protagonista non si conosce il nome, non si sa se e quale famiglia abbia: si parte dunque dal grado 'zero' di un giovane mentalmente vuoto che obbedisce solo all'istinto di affermare se stesso attraverso gesti forti e pesanti. Dal lavoro nel panificio all'inizio a quello alla fine passa poco, ma abbastanza perché S. faccia in tempo a bruciare esperienze forti e violente, a vivere sulla propria pelle la vergogna dell'assalto alla vecchia inerme e la paura della morte dopo la coltellata alla gola. Tutto succede rapidamente, con pochi dialoghi, é difficile trovare le parole giuste, contano gli sguardi, i gesti secchi e brutali, l'atteggiamento rassegnato del ragazzo. Zonca gira in modo asettico e quasi indifferente, fa a meno della musica, osserva S. ravvedersi, tornare al lavoro, restituire i soldi all'amica, forse cominciare una nuova vita. Ci sono tanti giovani come S., dice Zonca, sbandati, angeli forse anche loro destinati a conoscere il brutto prima di trovare la strada giusta. Sia pure con un taglio fenomenologico, il film é certo crudo, e non risparmia sequenze eccessive che forse avrebbero potuto essere evitate. La descrizione accurata di un modo di vita delittuoso lascia qualche perplessità, a fronte del tema centrale, l' "osservazione" della crescita del ragazzo. Dal punto di vista pastorale, si ritiene di valutare il film come discutibile, per far emergere certi utili spunti di riflessione sul tema dei giovani. Ma il film é anche scabroso, e in più momenti visivamente fuori misura.
UTILIZZAZIONE: per quanto detto sopra, si invita a non utilizzare il film in programmazione ordinaria, per proporlo in situazioni mirate e con un pubblico motivato. Così da poter identificare con chiarezza le parti superflue e caricate e recuperare l'argomento centrale relativo al disagio giovanile, al problema del lavoro, delle strutture sociali.