Orig.: Spagna/Italia (1999) - Sogg. e scenegg.: Carlos Saura - Fotogr.(Scope/a colori): Vittorio Storaro - Mus.: Roque Banos - Montagg.: Julia Juaniz - Dur.: 102' - Produz.: Andres Vicente Gomez.
Interpreti e ruoli
Francisco Rabal (Goya anziano), Josè Coronado (Goya giovane), Maribel Verdu' (duchessa d'Alba), Dafne Fernandez (Rosarito), Cristina Espinosa (Leocadia), Saturnino Garcia, Mario De Candia, Eulalia Ramon
Soggetto
Francisco de Goya vive in esilio a Bordeaux insieme all'ultima delle sue amanti Leocadia Zorrilla De Weiss. Ha 82 anni e una figlia adolescente di nome Rosario. Stanco e affaticato, Goya rievoca alla figlia alcuni dei momenti più significativi della propria vita passata attraverso turbolente fasi storiche: sconvolgimenti politici, passioni, invidie si sono avvicendati con alterne fortune. Eccolo raccontare di quando in Spagna voleva diventare pittore ufficiale alla corte di Ferdinando VII. A 45 anni diventa sordo, e comincia a realizzare una serie di disegni chiamata 'I capricci'. Poi viene incaricato di dipingere a Lisbona la vita di S.Antonio. Sull'altopiano di S.Isidro cerca ispirazione ma ha un incubo e i personaggi dipinti lo accerchiano. Nel 1794 fa il ritratto della duchessa d'Alba, e se ne innamora. Qui si sofferma, e riferisce a Rosarito, che è donna, i segreti di altri dipinti sulla duchessa, morta avvelenata su ordine della regina Maria Luisa. Ripreso il racconto, ricorda di quando vide il Velasquez autore della 'Famiglia' e ne restò molto impressionato: quella era un'altra realtà. Poi ancora battaglie, tanto sangue, tanta violenza. E ora, sul letto di morte, Goya invoca il nome di Cayetana d'Alba. Goya muore; un bambino, lui stesso, nasce.
Valutazione Pastorale
Il film si muove a metà tra la ricostruzione biografica e la voglia di riprodurre in immagini alcuni dipinti di Goya. Da un lato infatti non c'é dubbio che vengono ricordati fatti e personaggi autentici: e anzi ricordare Goya diventa occasione anche interessante per rimettere insieme una fetta di storia europea tra fine Settecento e primi Ottocento agitata, confusa, turbolenta. Ma dall'altro c'é, e si fa sentire, la mano del regista. Carlos Saura é, da almeno trenta anni, il narratore per eccellenza di una cultura spagnola fatta di forti emozioni, turgidi sentimenti, ritmi lenti e meditati. Goya diventa così personaggio tetro e fatalista, calato in luci basse tendenti al buio, la sua pittura si fa realistica, quando realismo significa scavare nella fatica quotidiana, nelle pieghe dei contrasti e dei sentimenti. Saura si preoccupa di affidare alle immagini le sensazioni che emanano i dipinti di Goya. In un'ottica di cinema visionario, Saura a sua volta 'dipinge' gli anni di Goya, i suoi furori, le sue debolezze, gli sbalzi umorali dall'ironia alla rassegnazione. Meditativo, colto, non sempre di immediata percezione, il film ha indubbi meriti visivi e qualche lacuna nell'approccio al Goya 'uomo', i cui eccessi di vita sono detti con scarsa dimensione critica. Dal punto di vista pastorale, si propende quindi per la valutazione del discutibile, complesso , e la segnalazione dell'utilizzo per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: più che in programmazione ordinaria, il film si indirizza per proiezioni mirate, in primo luogo come esempio giusto e molto pertinente per verificare e approfondire il rapporto cinema/pittura.