Orig.: Francia (2001) - Sogg.: tratto dal libro "Ti ammazzo. Storia vera di Roberto Succo" di Pascale Froment - Scenegg.: Cédric Kahn - Fotogr.(Scope/a colori): Pascal Marti, Marc Tevanian, Colin Houben, Francine Filatriau, Beatrice Mermet, Rapahel Cauhepe-Francois - Mus.: Julien Civance - Montagg.: Yann Dedet, Marie Da Costa, Juliette Garcias, Camille Maury, Eric Armbrouster, Anne Souriau - Dur.: 124' - Produz.: Malek Hamzaoui, Ricahrd Allieu, Laurence Lemoine, Nicolas Daubigney.
Interpreti e ruoli
Stefano Cassetti (Roberto Succo/Kurt/André), Isild Le Besco (Lea), Patrick Dell'Isola (Thomas), Vincent Dénériaz (Denis), Estelle Perron (Céline), Aymeric Chauffert (Delaunay), Leyla Sassi (Cathy), Catherine Decastel . (Patricia)
Soggetto
Dopo aver ucciso i genitori a Mestre ed essere scappato dal centro di igiene mentale dove era stato rinchiuso, il 19enne Roberto Succo arriva in Francia, non senza aver lasciato altre sanguinose tracce del proprio passaggio. In terra francese avvia una relazione con la giovane Lea, dalla quale si fa chiamare Kurt. Succo cambia spesso macchine (tutte rubate), dichiara di fare molti lavori, parte, scompare, ritorna muovendosi tra Francia, Svizzera, Italia. L'ispettore Thomas non si scoraggia e continua a braccarlo, fino al momento in cui il giovane uccide due poliziotti, ferma una signora in macchina, la costringe a seguirlo. Dopo che anche Lea è stata interrogata dalla polizia, Succo viene arrestato ma ancora si ribella, dice di non chiamarsi con quel nome e di fare il killer in Italia. Rinchiuso, si uccide in carcere.
Valutazione Pastorale
La vicenda, triste ma reale, di Roberto Succo si svolse tra l'aprile 1981 (lui 19enne uccide i genitori) e l'aprile 1988 (il suicidio in carcere). Un malato? un folle? un killer con una naturale disposizione per l'omicidio? Chi era Roberto Succo?. Avendo come punto di partenza un libro scritto da Pascal Froment, il regista Kahn sceglie un taglio narrativo freddo e distaccato, che rinuncia a dare corpo ad emozioni e sensazioni umorali per diventare repertorio asettico di azioni tanto brutali quanto meccaniche. Il risultato é che i singoli momenti risultano tra loro quasi slegati e fatica ad emergere una linea da seguire, una traccia da indicare nella ricostruzione del protagonista. Nel tentativo di guardare i fatti narrati con l'occhio 'esteriore' del cronista, Kahn fa la radiografia di una personalità squilibrata, osservandone il dramma senza compiacersi e senza andare al di là dell'equazione "colpa commessa:pena da scontare". Bizzarro e spiazzante, non del tutto risolto, il racconto, nel non volere prendere posizione, sembra arrendersi ad una non eliminabile indecifrabilità del personaggio. Così, dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come discutibile, proponendosi in prevalenza come abiguo.
UTILIZZAZIONE: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, e da recuperare in occasioni mirate nell'ambito del rapporto cinema/cronaca, cinema/malattia. Attenzione per i minori in caso di passaggi televisivi.