Orig.: Thailandia (2001) - Sogg. e scenegg.: Wisit Sasanatieng - Fotogr.(Panoramica/a colori): Nattawut Kittikhun - Mus.: Amornbhong Methakunavudh - Montagg.: Dusanee Puinongpho - Dur.: 110' - Produz.: Nonzee Nimibutr.
Interpreti e ruoli
Chartchai Ngamsan (Dum), Stella Malucchi ( alias 'Tigre nera'), Supakorn Kitsuwon (Rumpoey), Arawat Ruangvuth (Mahesuan), Kanchit Kwanpracha (Kumjorn), Sombat Medhanee ( capitano di polizia), Pairoj Jaisingha . (Kamnan Dua), ( padre di Dum), (Pifai), (Phya Prasit), ( padre di Rumpoey)
Soggetto
Rumpoey, figlia del governatore di un distretto thailandese, e Dum, figlio di un povero contadino, si conoscono da bambini. Per difendere Rumpoey da alcuni giovani prepotenti, Dum si procura una cicatrice a forma di mezzaluna sulla fronte e lei, per ringraziarlo, gli regala un'armonica a bocca. Nove anni dopo i due si rincontrano all'università e s'innamorano. La diversa condizione sociale li separa, ma i due sono convinti che un giorno si ritroveranno in un chiosco di campagna chiamato, secondo un'antica leggenda popolare, "l'attesa della fanciulla". Dum, dopo il barbaro assassinio della famiglia, entra a far parte della banda di PiFai e diventa un temibile assassino soprannominato 'Tigre nera'. Rumpoey invece é costretta dal padre e fidanzarsi con Kumjorn, il capitano di polizia che vuole catturare proprio la Tigre Nera. Kumjorn viene fatto prigioniero dalla gang di PiFai, ma Dum, per amore di Rumpoey, gli risparmia la vita e lo fa fuggire via. Tradito dall'amico Mahesuan, Dum rischia di morire sotto i colpi delle pistole dei banditi di PiFai ma riesce a salvarsi. Dopo le nozze tra Rumpoey e Kumjorn, la banda di PiFai assale la casa del governatore. Nello scontro PiFai e i suoi uomini perdono la vita. Dum si scontra con Mahesuan e lo uccide. In seguito Dum affronta il suo rivale in amore che gli spara al cuore. Dum muore tra le braccia dell'amata Rumpoey.
Valutazione Pastorale
Si tratta di un film thailandese che unisce due anime contrastanti ma al contempo complementari della tradizione orientale. Da una parte c'é una rappresentazione violenta dello scontro tra le persone, che finisce per esprimersi attraverso immagini dove scorre molto sangue; dall'altra c'é una visione poetica e romantica del mondo che fa appello, invece, all'idea di felicità, dei sentimenti nobili ed al significato della vita e della morte. Sotto il profilo visivo e narrativo, il film attua poi una singolare commistione di generi che, con molte citazioni cinefile, unisce i western di Sergio Leone ai melò lacrimevoli del cinema hollywoodiano anni quaranta-cinquanta. La scelta cromatica con colori confetto non sfumati, i personaggi che assumono aspetti psicologici da fotoromanzo e le scenografie ricostruite in studio evidenziano un tipo di scelta stilistica antirealistica che tocca appunto il surreale. Anche la violenza che caratterizza molte sequenze non assume aspetti cruenti ma è di continua volutamente esagerata e quasi ridicolizzata. Al centro del racconto c'è dunque un eroe tragico che crede nei valori dell'onestà, del rispetto della donna, della lealtà e del sacrificio di se stessi. Per il suo insolito e curioso modo di proporsi, il film può non risultare gradito a tutti, punteggiato com'é anche da canzoni melodiche che scandiscono i tempi lenti della cultura orientale. Tuttavia, dal punto di vista pastorale, gli spunti e le indicazioni che offre sono da ritenere positivi e il film è da valutare come accettabile, e semplice nello svolgimento generale.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, tenendo conto, come si diceva, del suo particolare impianto narrativo ed espressivo. Più adatto per proiezioni mirate e d'essai, come esempio di una cinematografia ben poco presente sui nostri schermi.