Orig.: Spagna/Italia/Portogallo (2001) - Sogg.: ispirato al dramma teatrale "La follia d'amore" di Manuel Tamayo y Baus - Scenegg.: Antonio Larreta, Barbara Di Girolamo, Vicente Aranda - Fotogr.(Scope): Paco Femenia - Mus.: José Nieto - Montagg.: Teresa Font - Dur.: 123' - Produz.: Enrique Cerezo, Roberto Di Girolamo.
Interpreti e ruoli
Pilar Lopez de Ayala (Giovanna), Daniele Lotti (Filippo), Giuliano Gemma (Devere), Rosana Pastor (Elvira), Roberto Alvarez (Almirante), Manuela Arcuri (Beatris)
Soggetto
Il 22 agosto 1496 una flotta parte dalla Spagna diretta verso le Fiandre per accompagnare l'Infanta Giovanna alla corte di Bruxelles. Qui avverrà il matrimonio combinato tra lei e Filippo il Bello. Contro le previsioni tra i due scatta il colpo di fulmine di una intensa attrazione, cui subito si abbandonano. Succede però che, morti i fratelli e la madre Isabella, Giovanna diventa erede al trono di Spagna. E succede anche che, passato il periodo iniziale, Filippo comincia ad avere altre avventure e si dimentica di lei. A corte i nobili di Spagna tramano per interdirla. Giovanna, in preda alla gelosia verso il marito, compie allora un clamoroso ritorno a casa, acclamata dal popolo. La paura dei cortigiani è che a diventare re possa essere Filippo,uno straniero. Così sta per accadere quando all'improvviso Giovanna arriva, interrompe la cerimonia di incoronazione e si siede sul trono come unica regina. Filippo non regge al colpo, si ammala e in breve tempo muore. Giovanna, ancora innamorata di lui, non ne accetta la morte. I suoi eccessi in questa circostanza facilitano il compito dei nobili, che ora riescono veramente a chiuderla in manicomio. Ha 47 anni, e vi rimane per 28.
Valutazione Pastorale
Fatti e personaggi, come si sa, sono esistiti e reali. Almeno quelli principali. Una pagina di storia europea, quasi del tutto sconosciuta al largo pubblico e che poteva essere interessante riproporre come contributo ad una 'ricostruzione' (sia pure parziale) della identità europea. In questa direzione pareva andasse la formula della coproduzione e la presenza di attori di varia nazionalità. Purtroppo, dopo un inizio promettente, il racconto scade al livello di un genere 'cappa e spada' ma secondo gli sterotipi dell'anno Duemila. Passioni gridate, sentimenti vissuti oltre misura, rapporti descritti in quella maniera utile a stuzzicare la curiosità del pubblico. Più va avanti, più la storia si fa sconnessa tra scene madri prive di pathos, critica al potere appena abbozzata, facili ricami sul tema della pazzia. In una cornice ambientale ben ricostruita e che meritava un regista più rigoroso e meno attento solo agli aspetti amorosi, il film annega nell'insipienza, nella noia e nell'indifferenza. Dal punto di vista pastorale, può essere valutato come inconsistente, per mettere in risalto la fragilità accompagnata da alcune grossolanità.
UTILIZZAZIONE: in programmazione ordinaria l'utilizzazione può essere trascurata. Per quanto modesto, in occasioni più mirate il film può servire a riportare l'attenzione su persone e fatti storici da recuperare e da conoscere meglio. Attenzione però per i minori in caso di passaggi televisivi.