Orig.: Stati Uniti (1998) - Sogg. e scenegg.: Amos Poe - Fotogr.(Normale/a colori): Enrique Chediak - Mus.: Lazy Boy - Montagg.: Jeff Kushner - Dur.: 95' - Produz.: Phyllis Freed Kaufman, Jonathan Starch.
Interpreti e ruoli
Barbara Hershey (Eva), Robbie Coltrane (Al), Lisa Marie (Mirna), John Leguizamo (Zip), Ian Hart, David Deblinger, Debi Mazar, Justine Theroux.
Soggetto
Eva é un'attrice teatrale stimata ma vive una fase di crisi, vorrebbe smettere, vivere del suo lavoro e stare accanto al figlio piccolo. L'amica Mirna è come lei, ma ha meno doti d'interprete. Eva è divorziata da Al, gangster ma anche imprenditore. Al vuole mettere in scena "American buffalo" di David Mamet. Si scatena allora la caccia all'assegnazione dei ruoli. Eva partecipa in teatro ad alcune prove. Poi i figli suo e di Mirna spariscono e le due donne cominciano a cercarli. Dopo un giro per le strade notturne, li rintracciano, e tra i sicari di Al e altri malviventi comincia una serie di eliminazioni reciproche. Al entra in un locale, fa fuori alcuni uomini che dovevano restituirgli dei soldi. Uno doveva interpretare il ruolo di Tech, Clanch si propone per sostituirlo ma a sua volta viene eliminato da un altro che aspirava alla parte. A questo punto Eva ne ha abbastanza. Sale sulla macchina e si dirige fuori città. Si ferma ad un benzinaio, incontra una ragazza che la riconosce,le dice di voler fare l'attrice e comincia a recitare un brano. Eva mette in moto e si allontana.
Valutazione Pastorale
Amos Poe é etichettato come regista indipendente: appartiene cioè a quel cinema americano meno vistoso, meno spettacolare e fatto con budget contenuti. In effetti anche in queso caso il copione ha un taglio un po' naif, quasi tirato via, poco preoccupato di mantenere ritmo e coerenza. La curiosità é insita nello spunto: affiancare due mondi solitamente distanti come quello della malavita e quello del teatro. Qui ci sono gangster che solo di scorcio vengono osservati nella loro 'attività' principale. Con più insistenza sia il boss Al, sia i suoi uomini perseguono l'obiettivo di interpretare una parte, e per raggiungerlo procedono per eliminazione (fisica) degli altri. La storia quindi é evidentemente del tutto non realistica. Il bersaglio é la vita reale, così degradata da suggerire il rifugio in una fittizia: ma potrebbe essere il contrario, con una denuncia rivolta al teatro, o al 'recitare' in genere, come illusione in nome della quale non si esita a compiere gesti estremi. Certo è che la vita intorno è del tutto assente, il clima è spesso notturno, e lo spicchio scelto di New York assomiglia da solo ad una 'quinta' teatrale. Il vero e il falso insomma si scambiano di continuo i ruoli: e questo accade quando in un contesto caotico si perde la dimensione della realtà. Il teatro (e il cinema) danno violenza e ne ricevono. Il finale con la fuga di Eva si apre a qualche spiraglio, sia pure in modo un po' facile. Film comunque attento e dignitoso, da definire come grottesco per meglio inquadrare la violenza che propone, e da valutare come discutibile, e problematico.
UTILIZZAZIONE: poco adatto per il suo impianto anche simbolico ad una programmazione ordinaria, il film si rivolge ad occasioni mirate, per affrontare con una angolatura inedita i temi del rapporto spettacolo/realtà/finzione. Attenzione è da porre per i minori in caso di passaggi televisivi.