Orig.: Italia (2000) - Sogg.: tratto dal libro di racconti "Come i delfini" di Marina Mizzau - Scenegg.: Francesco Bruni, Heidrun Schleef, Kiko Stella, Marina Mizzau - Fotogr.(Panoramica/a colori): Italo Petriccione - Mus.: Franco Maurina - Montagg.: Massimo Fiocchi - Dur.: 90' - Produz.: Minnie Ferrara, Kiko Stella.
Interpreti e ruoli
Adriana Asti (Luisa), Antonio Catania (Bruno), Branca De Camargo (Francesca), Flavio Bonacci (Gigi), Monica Scattini (Anna), Elena Sofia Ricci (Viola), Ivano Marescotti (Lino), Maria Consagra (Carla), Ennio Fantastichini (Paolo), Giulio Brogi (Bruno), Orsetta De Rossi (caposala), Fabrizia Sacchi (Rita), Luigi Montini . (maitre), Sonia Bergamasco.
Soggetto
A Milano sul finire del ventesimo secolo, una serie di persone tra loro estranee confluisce a sera in un ristorante alla moda, il Blue. Ci sono: tre colleghi di una compagnia di assicurazioni; Francesca e Bruno (lei attrice in attesa di lavoro, lui traduttore dal polacco) con la madre di lui Luisa, dalla quale é atteso un assegno che metta a posto molte cose; Paolo, cantante lirico, con la fidanzata pianista di colore, e suo padre con cui è in rotta; Viola e Lino, Anna e Gigi, due coppie tra le quali aleggia il sospetto dell'adulterio; Rita, in partenza per un viaggio di lavoro a New York, e il marito Giulio che non sa se accompagnarla; quattro persone variamente impegnate nel campo intellettuale. Dopo gli antefatti, le cene ai vari tavoli sono molto agitate. Mentre il padre di Paolo accusa un malore, Anna dice a Viola che sa del rapporto tra lei e Gigi, e scopia in lacrime. Carla, della compagnia di assicurazioni, va all'aeroporto a prendere il collega Marcucci e lo porta a casa. Rita parte per New York. Carla e Marcucci muoioni nell'esplosione del gas dentro l'appartamento.
Valutazione Pastorale
Come nel contemporaneo "La cena" di Ettore Scola, anche qui la scelta di un unico ambiente (il ristorante) permette di disegnare un microcosmo, che diventa proiezione di una fetta più ampia di realtà. Ispirandosi ad alcuni racconti di Marina Mizzau, il regista Kiko Stella compone uno scenario che ha al centro la Milano di oggi, quella borghese, letteraria e dei professionisti, una sorta di cenacolo che diventa teatro di uno scontro tra generazioni. All'apparenza sembra che tutti facciano della propria libertà individuale il perno centrale di ogni azione e di ogni riflessione. Ma la libertà finisce col creare una insoddisfazione di fondo, e in agguato, come ai tempi del primo Antonioni, c'è una incomunicabilità che significa difficoltà di dialogo e di comprensione reciproca. Ben recitato, capace di non offrire soluzioni preconcette, il film ha un tono prevalente ora intimista ora crepuscolare, scava nelle difficoltà del mestiere di vivere, tratteggia, senza osare di confrontarvisi, il dolore di non essere capiti. Un sincero pentagramma del disagio contemporaneo in un film che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come accettabile, e senz'altro problematico.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, e proposto in occasioni mirate, come ritratto stratificato di alcuni problemi dell'Italia di oggi.