Orig.: Stati Uniti (2001) - Sogg.: James Thomas e John Thomas - Scenegg.: David Veloz, Zak Penn - Fotogr.(Scope/a colori): Brendan Galvin - Mus.: Don Davis - Montagg.: Paul Martin Smith - Dur.: 105' - Produz.: John Davis.
Interpreti e ruoli
Owen Wilson (Chris Burnett), Gene Hackman (amm. Leslie Regart), Gabriel Macht (Steakhouse), Charles Malik Whitfield (Rodway), Joaquim De Almeida, Vladimir Mashkov
Soggetto
Sulla portaerei americana Vinson, al largo della Bosnia in missione di pace e di controllo, il giovane tenente Chris Burnett confida ai colleghi di essere seriamente intenzionato a lasciare il servizio: troppa routine e troppo tempo passato senza far niente. Subito il comandante, ammiraglio Reigart, lo convoca e gli chiarisce che per il momento non si parla di congedo. Per tutta risposta, e proprio nel giorno di Natale, lo invia su un F18 in missione di ricognizione fotografica. Burnett parte di malavoglia, poi scatta alcune foto su zone proibite e subito entra in funzione la contraerea. Colpito dai missili, l'aereo cade, Burnett e il copilota Steakhouse si gettano con il paracadute. Mentre Burnett sale su una collina per attivare il contatto telefonico, arrivano soldati serbi. Sasha, killer designato, spara di spalle a Steakhouse, uccidendolo. Rimasto solo e scoperto, Burnett si dà alla fuga, inseguito da Sasha, che deve eliminarlo. Quando faticosamente raggiunge il punto di incontro stabilito e crede di essere in salvo, Burnett si sente dire che non può essere prelevato in quella zona: il rischio è di compromettere il delicato processo di pace avviato dall'ONU. Dovendo raggiungere una zona presidiata dagli Usa, Burnett comincia una fuga tra territori desolati e città fantasma rase al suolo. Passa tra sparatorie, bombe, attentati, e ad un certo punto scambia la propria divisa con quella di un serbo. Annunciato alla portaerei come morto, Burnett va avanti, fin quando decide di andare a recuperare le fotografia scattate alle fosse comuni, che avevano determinato la reazione serba. Giunto sul luogo, riattiva una radio e fa capire di essere ancora vivo. Reigart a questo punto decide di andare a prenderlo, anche contravvenendo agli ordini. Dopo una colluttazione, Burnett uccide il killer Sasha, prende le fotografie, e finalmente arriva l'elicottero a salvarlo. Tornati in patria, Reigart viene sollevato dal comando e assegnato ad un uffico a Washington, che lui però rifiuta per andare in pensione.
Valutazione Pastorale
Come ben si sa, il canovaccio del tipico film americano di guerra prevede, almeno a partire dagli anni '50, la presenza di alcuni elementi fissi: un gruppo in missione, un singolo che assume su di sé i pericoli di tutti, i contrasti tra le alte gerarchie militari americane, il gesto nobile, il ritorno a casa da vincitori. Tutti questi elementi possono essere sottoposti a variazioni dettate dalle particolarità del nemico 'di turno'. Qui siamo in Bosnia, e dall'altra parte c'è la lotta di tutti contro tutti, bande armate senza disciplina e senza onore. Il giovane Burnett fotografa le fosse comuni dei massacri etnici e sa che è importante recuperare quel materiale per poterlo poi mostrare al mondo. Reigart giudica la vita di un giovane più importante della diplomazia, va fino in fondo e paga per la propria coerenza. Insomma non manca niente: si deve certo parlare bene di atteggiamenti e di valori giusti, e non si può dire male più di tanto dei consueti atteggiamenti trionfalistici, della capacità tutta americana di essere insieme autocritici e autoelogiativi. Film di stampo tradizionale, dunque, realizzato poi con impegno, con attenzione, con indubbio impatto spettacolare. Le scene emozionanti e gli elementi di coinvolgimento non mancano. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come positivo, accettabile quindi, e semplice, a sottolineare proprio la facile comprensione del racconto, e una certa ingenuità nell'affrontare i temi del bene e del male, dei vinti e dei vincitori.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria per il suo impianto spettacolare. Meno adatto ad altre occasioni, se non per mettere a confronto i vari esempi del rapporto "cinema Usa-guerra".