Orig.: Italia (2001) - Sogg.: tratto dal romanzo "Arcipelaghi" di Maria Giacobbe - Scenegg.: Giovanni Columbu - Fotogr.(Panoramica/a colori): Fabio Olmi - Mus.: Piero Milesi - Montagg.: Catherine Catela - Dur.: 88' - Produz.: Marcello Siena per Ipotesi Cinema, Paul Saadoun per 13 Production.
Interpreti e ruoli
Pietrina Menneas (Lucia), Paolo Lostia (Oreste), Giancarlo Lostia (Giosué), Carlo Sannais (Predu "s'istranzu"), Pietro Seche (Raffaele), Fiorenzo Mattu (Ventura), Badore Cottu (Flores), Vittoria Mazzette (Barbara), Barbara Begala (Angela), Elisa Soddu . (Anna)
Soggetto
Giosué, un bambino di 11 anni rimasto solo in un ovile intorno a Nuoro, é testimone involontario di un furto di cavalli, commesso da tre balordi del posto. La madre, ignara che il figlio possa essere in pericolo, decide di andarlo a riprendere il giorno dopo. Il contadino derubato si fa dire sotto minaccia da Giosué il nome dei ladri. Una volta raggiunti, i tre malviventi, costretti a rendere la refurtiva, decidono di vendicarsi di Giosué e tornano alla fattoria per dargli una lezione. Il bambino spaventato non é in grado di difendersi dalla furia incontrollata dei tre. Alla fine Flores, il più crudele dei delinquenti, gli taglia la gola con un pezzo di bottiglia. La madre arriva assieme a Oreste, l'altro figlio di 14 anni, sul luogo del delitto, ma é troppo tardi: Giosué é già morto dissanguato. In paese tutti capiscono chi ha compiuto il barbaro omicidio, ma nessuno parla. Il parroco invita la madre al perdono, mentre la polizia le dice di cercare lei stessa le prove degli assassini. Durante la festa di carnevale, Flores viene ucciso da un colpo di pistola. Qualche tempo dopo, sul banco degli imputati del tribunale dei minori, Oreste é accusato di aver sparato a bruciapelo a Flores. Il ragazzo tuttavia viene assolto per non aver commesso il fatto. In realtà a sparare é stata la madre, piena di rimorsi e dolore, per aver lasciato Giosué da solo nell'ovile. Una vendetta privata che, però, grazie all'omertà dei testimoni, non viene raccontata nelle aule del tribunale.
Valutazione Pastorale
Tratto dall'omonimo romanzo di Maria Giacobbe, il film,realizzato secondo la progettualità della scuola di Ermanno Olmi, é una ricostruzione efficace di uno spaccato di vita sarda: vi si affrontano le tematiche del rimorso e del perdono, all'interno di una civiltà chiusa e arcaica in cui la vendetta, l'omertà, la violenza e i soprusi perpetrati dai più forti sono all'ordine del giorno. In un'atmosfera cupa emerge quindi la figura di una madre che, tormentata dal senso di colpa e dalla rabbia e messa di fronte all'incapacità delle Forze dell'ordine di trovare gli assassinie a quella propria di perdonarli, sceglie di farsi giustizia da sé. Risalta anche la figura del fratello della vittima che, pur desiderando la giustizia, piuttosto che perdersi nei meccanismi dell'omertà, preferisce chiudersi nel silenzio. Osservando con realismo e distacco la vicenda narrata, il film smaschera in questo modo i colpevoli dei delitti ma insieme non riesce ad esprimere una condanna incondizionata. Alla base del racconto c'é infatti l'idea di mostrare non solo le molte facce della verità ma anche il negativo uso della violenza che non porta tranquillità. Un film complesso che, anche grazie all'uso di bravi attori non professionisti presi sul posto, inquadra la storia all'interno di uno specifico contesto socio-culturale. Importante è anche l'uso del dialetto sardo, con i sottotitoli italiani, che, favorendo l'immedesimazione tra il come si vive e il come si è, rende ancora più intensa l'amarezza e la crudezza della vicenda. Dal punto di vista pastorale il film é da valutare come positivo, nella sua asciutta dimensione antropologico-religiosa, accettabile quindi, problematico e da riservare a dibattiti.
UTILIZZAZIONE: più che in programmazione ordinaria, il film, che si avvale della bella fotografia di Fabio Olmi, figlio di Ermanno, é da utilizzare in occasioni mirate, come ritratto di zone geografiche e culture affrontate non molto di frequente dal cinema italiano.