Orig.: Italia (2002) - Sogg. e scenegg.: Eleonora Giorgi - Fotogr.(Normale/a colori): Franco Lecci - Mus.: Andrea De Carlo - Montagg.: Antonio Siciliano - Dur.: 95' - Produz.: Massimo Ciavarro per Dharma 3.
Interpreti e ruoli
Ornella Muti (Anna), Paolo Giommarelli (Giovanni), Chiara Mastalli (Nina a sedici anni), Shasa Vitale (Nina bambina), Michele Riondino (Emanuele), Remo Foglino (nonno Rodolfo), Riccardo Parisio Perrotti (nonno Serpieri), Massimo Corvo (Giulio Sorbati)
Soggetto
Parlando con voce fuori campo, Nina comincia a raccontare la storia della propria famiglia: con un prologo in fotografia alla fine del 1948, quando la madre Anna aveva 18 anni e poi, nel dettaglio, dal giugno 1962 al settembre 2002. La famiglia vive a Roma, la madre e il padre Giovanni hanno cinque figli: oltre a lei, ci sono Veronica, Vittorio, Marco, Francesco. Anna fa la casalinga, Giovanni è antiquario e viaggia molto, talvolta anche in luoghi lontani come il Giappone. A tavola, durante la villeggiatura e in altre occasioni, Anna cerca di tenere insieme il nucleo familiare, ma frequenti sono i motivi di tensione, che coinvolgono anche i rispettivi genitori e nonni. Nell'autunno del 1968, Nina ha 16 anni e vive i primi innamoramenti. Un collega in affari del padre la invita a casa e cerca di violentarla. Ma tutto riprende normalmente. Anna rimpiange di non aver dato seguito alla propria passione per il disegno. Il contrasto tra i coniugi esplode infine insanabile tempo dopo, quando lei scopre che lui ha un'altra famiglia, due figli con una donna conosciuta molti anni prima. Anna e Giovanni si lasciano. I figli crescono. Nel settembre del 2002 si ritrovano: Anna ha intrapreso un cammino di tipo religioso; Veronica non si è mai sposata; Marco ha moglie e un'amante; anche Francesco si è sposato; Vittorio è scapolo. E Nina? Ha alle spalle un matrimonio fallito, e ora, dopo una lunga convivenza, ha intenzione di risposarsi.
Valutazione Pastorale
Dopo trenta anni di carriera come attrice, Eleonora Giorgi debutta nella regia, dirigendo una storia da lei stessa scritta e sceneggiata, perchè fortemente autobiografica. Tuttavia la neoregista sembra aver preteso troppo da se stessa. La cavalcata attraverso gli ultimi quaranta anni di storia italiana vista attraverso gli occhi di un nucleo familiare medio-borghese (ossia la microstoria nella Storia importante) poteva avere certo risvolti interessanti, ma l'insipienza della messa in scena lascia tutto al grado zero dell'appiattimento narrativo. Se la voce fuori campo si rivela un espediente per evitare le difficoltà dei raccordi temporali, sull'operazione pesano un ritmo blando e soporifero da telenovela; dialoghi ripetitivi e inopportuni; sequenze sgangherate sotto il profilo drammaturgico e dinamico; una recitazione approssimativa e inespressiva (fatta salva l'esperienza della Muti). Tutto ciò toglie interesse all'operazione e impedisce di potervisi confrontare per qualche motivo di sostanza che non arriva mai. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come inconsistente e segnato da banalità.
UTILIZZAZIONE: la costante superficialità della realizzazione può consigliare di non utilizzare il film, pur non contenendo elementi dichiaratamente negativi.