Orig.: Italia (2002) - Sogg.: tratto dal libro "L'esecuzione" di Giorgio e Luciana Alpi, Mariangela Gritta Grainer, Maurizio Torrealta - Scenegg.: Marcello Fois, Ferdinando Vicentini Orgnani - Fotogr.(Panoramica/a colori): Giovanni Cavallini - Mus.: Paolo Fresu - Montagg.: Claudio Cutry, Alessandro Hefler - Dur.: 95' - Produz.: Lares Video, Gam Film, Emme Produzioni con RAI Cinema.
Interpreti e ruoli
Giovanna Mezzogiorno (Ilaria Alpi), Rade Sherbedgja (Miran Hrovatin), Angelo Infanti (Giancarlo Marocchino), Erica Blanc (mamma di Ilaria), Andrea Renzi (Francesco), Francesco Carnelutti (ambasciatore Costa), Amanda Plummer (Karin)
Soggetto
20 marzo 1994. In una strada di Mogadiscio un commando somalo si avvicina ad una macchina e fa fuoco. Restano uccisi Ilaria Alpi, giornalista inviata del TG3, e il suo operatore Miran Hrovatin. Dal tragico atto conclusivo, il racconto torna indietro. In Jugoslavia, tra Spalato e dintorni, Ilaria si occupa di una nave che fa la spola tra la Somalia e l'Italia con carichi non bene identificati. Tornata a Roma, sente la necessità di indagare ancora e chiede di andare in Somalia. Ottenuto l'incarico, sia pure con un badget ridotto, chiama l'operatore Miran (con lei in Jugoslavia) e insieme arrivano in Africa. In breve Ilaria ricostruisce i fatti: su quella nave come su altre ci sono rifiuti tossici di scarico, un traffico che si intreccia con quello delle armi vendute dall'occidente ai somali per la loro guerra. Ilaria intervista un diplomatico, é il momento di fare i nomi di chi è coinvolto in queste 'operazioni'. Lei è decisa, Miran più perplesso. Per realizzare il servizio su tutti questi avvenimenti, Ilaria va a Mogadiscio. Quando arriva, il commando è pronto ad eliminare lei e Miran.
Valutazione Pastorale
I fatti, come si sa, sono tragicamente autentici. La condanna a 26 anni di carcere di un somalo riconosciuto dall'autista della macchina dov'era Ilaria non ha certo portato la chiarezza necessaria sui fatti, e molti interrogativi restano in piedi. Da un lato dunque il copione ricompone il quadro di quegli avvenimenti, tra misteri, mediatori, reticenze; dall'altro cerca di dare spazio alla figura di Ilaria, alla sua passione per un giornalismo civile da perseguire anche di fronte a rischi eccessivi e non nascosti. Ma va detto che, in un caso e nell'altro, il film non convince del tutto. C'è poco ritmo nelle parti narrative, e c'è poco approfondimento psicologico nelle figure principali. Resta il senso della testimonianza, e il rispetto che si deve a chi, come Ilaria, ha dato prova estrema di credere che fare il giornalista abbia un senso se si lavora per cercare la verità al servizio di tutti. Anche grazie alla interpretazione di Giovanna Mezzogiorno, il ritratto di Ilaria Alpi assume dimensioni reali e autentiche. Generalmente mediocre e un po' celebrativo nella realizzazione, il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come accettabile, problematico e adatto a dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da proporre in molte circostanze, come avvio ad una riflessione su ruolo, doveri, limiti del giornalismo e della televisione, anche nelle situazioni di guerra.