Orig.: Italia/Turchia/Cipro (2003) - Sogg. e scenegg.: Dervis Zaim - Fotogr.(Panoramica/a colori): Feza Caldiran - Mus.: Michael Galasso, Koulis Theodorou - Montagg.: Francesca Calvelli - Dur.: 97' - Produz.: Downtown Pictures (Italia), Marathon Filmcilik (Turchia), Panicos Chrysanthou Artimages (Cipro).
Interpreti e ruoli
Mustafa Ugurlu (Ali), Yelda Reynaud (Ayse), Taner Birsel (Temel), Bulent Emin Yarar (Halil), Tomris Inceer (Oya), Arslan Kacar, Umit Cirak, Yuksel Arici.
Soggetto
A Cipro, nelle distese di fango del lago salato, sono sepolti ricordi, orrori della guerra, antiche statue portatrici di leggende, argille capaci di poteri curativi. Quattro amici turchi (Ali, Temel, Halil, Aisha) cercano di riappacificarsi con il passato del conflitto turco-cipriota. Ali e Temel vengono coinvolti in un curioso progetto ONU che prevede la realizzazione di una statua di gesso dello stesso Ali a grandezza naturale da collocare in una casa nella parte greca dell'isola, e così al contrario. Fallita l'iniziativa, se ne prova un'altra mirata a trovare uomini le cui famiglie sono state uccise durante il conflitto per conservare campioni del loro sperma da esporre in una mostra. Ali è tra i prescelti. Temel, colpevole di molti omicidi, sa che nel fango sono nascosti i corpi ma non ha il coraggio di andarli a ripescare. Cerca aiuto in Halil, suo complice, ma lo trova indifferente. Aisha, ginecologa, é sorella di Ali e fidanzata di Halil. Rimasto senza voce, Ali a poco a poco guarisce, dopo aver recuperato nel lago una statua della fertilità che regala a Halil. Questi intravede la possibilità di venderla bene e si rivolge ad alcuni mercanti. Ma la trattativa precipita in tragedia. Il compratore, respinto, torna con alcuni killer e fa eliminare Temel, e dopo Ali. Allora Aisha va in ospedale e si fa iniettare lo sperma di Ali. Eccola ora con due bambini davanti al mare.
Valutazione Pastorale
Regista cipriota indicato tra i migliori del nuovo cinema turco, Dervis Zaim firma con "Fango" il suo terzo lungometraggio. Essendo il conflitto turco-cipriota tra i molti, anche recenti, dimenticati della scena internazionale, si può dire che la scelta dell'argomento era opportuna, e la testimonianza "dal di dentro" si presentava di grande interesse. Purtroppo le buone intenzioni sono state scavalcate da una voglia di ricerca formale che ha preso la mano all'autore e gli ha fatto perdere di vista una minima linea conduttrice. Fin dall'inizio infatti il racconto si avvolge in una spirale narrativa sempre più confusa e incomprensibile. Così il copione finisce per non funzionare più né a livello simbolico (i reperti archeologici mutilati al pari degli orori provocati dalla guerra) né a livello realistico (non sappiamo perché quella guerra si è combattuta; l'uccisione di Ali si intuisce, ma che fine fa Halil?) e il finale con la ginecologa Aisha che assume il seme del fratello diventa un inutile raggelamento di intenzioni mancate e di idee molto confuse. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come discutibile, e nell'insieme segnato da ambiguità.
UTILIZZAZIONE: più che per la programmazione ordinaria, il film si indirizza ad occasioni mirate, come occasione di riflessione su una realtà geografica e sociale (Cipro) in genere appartata e poco conosciuta. Attenzione per i minori in caso di passaggi televisivi.